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Recensione : Caltiki – Amazzoni

Caltiki Amazzoni: Fare pop senza sembrare banali è impresa ardua, i Caltiki ci riescono alla grande

In tempi pre coronavirus, pensandoci neppure troppi giorni fa, mia padre ha fatto uno dei suoi repulisti accuratissimi di casa e si è presentato da me con una borsata di vecchi Dylan Dog collezionati da me e da mio fratello facendomi capire – benevolmente quanto fermamente – che era roba mia e che doveva tornare fra le mie mura.

Da lì a non molto tempo sarebbe scattato l’aut aut tutti a casa con l’ovvia necessità di impiegare il proprio tempo in cose diverse da birre, donne e ciminiere (tante le prime, nessuna le seconde, tantissime nell’adolescenza le terze), e non venitemi a dire che non avete colto la citazione. Ebbene visto che il periodo da trascorrere sul divano sarebbe diventato davvero troppo ho attinto alla sopracitata sacchetta per impegnare le ore libere.

Tra i numeri riscoperti uno mi è rimasto particolarmente impresso, per la precisione il numero 84, intitolato Zed. Nelle novantotto pagine di quell’album si parlava di un luogo immaginario che si trovava dietro ad un muro in un vicolo di Londra. Dietro a questo muro chi era scontento di questo mondo e della sua esistenza poteva essere condotto da un intermediario – e dietro ad un lauto compenso – in un universo parallelo e sconosciuto che poteva essere bellissimo quanto spaventoso.

Alcuni lo ricorderanno altri, i più, sicuramente no ma poco male perché si trattava di una delle mie solite elucubrazioni per poter introdurre il disco di cui vorrei parlarvi. In questo mondo (migliore? peggiore?) i Caltiki sarebbero in testa alle classifiche di vendita, per quel che vuol dire nell’anno del signore 2020, le loro canzoni sarebbero passate in ogni supermercato, su ogni piattaforma virtuale ed il loro nome conosciuto da chiunque o quasi. Ma questo mondo non esiste, se non nel fumetto o nella testa obnubilata da troppi stravizi e delusioni come la mia. Dai però partiamo con l’ascolto dei dieci brani di questo Amazzoni.

Si comincia con Francesca un pezzo fra il beat dei sixties ed i Luna Pop (?!?), seguono così a casaccio Marta che è brit pop alla La’s e che in pochi sarebbero capaci di scrivere fra gli abitanti della perfida Albione, Lula bello nel testo e nel riuscire a dare risalto all’ottima voce del cantante, Allegra dove sembra di ascoltare una versione più languida dei Prozac+ e Simona che sembra un brano strappalacrime (e non solo quelle) di Dion and the Belmonts.

Ma, curiosamente, la band pone le due canzoni migliori del lotto in fondo al disco e vale a dire il power pop corposo e cristallino di Rosemary ed il top dei top nel perfetto punk-pop di Luna bella nelle liriche, nelle sonorità e nel saper coinvolgere fin dal primo ascolto, non mi stancherei mai di ascoltarla e di cantarla a squarciagola in macchina, nella doccia, in piedi sul tavolo della cucina. Insomma vedete voi se visitare oppure no Zed, a mio modestissimo parere ne vale davvero la pena, ma poi non venitemi a dire che vi avevo celato il rischio, sopratutto se siete dei puristi del rock’n’roll più intransigente.

P.S.: Ovviamente incuriosito dal nome così particolare della band me ne sono andato a cercare su internet le origini ed ho scoperto che è preso da un film italiano di fantascienza del 1959 recensito egregiamente da Marco Giusti sul dizionario dei film italiani stacult . Ciò vale, of course, mezzo punto in più.

 

Track List
1) Francesca,
2) Cindy,
3) Valentina,
4) Marta,
5) Lula,
6) Magenta,
7) Allegra,
8) Simona,
9) Rosemary,
10) Luna

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Una risposta

  1. Io lo ricordo bene quell’albo di Dylan Dog,, è stato un best reader in ‘famiglia’! E lo sarebbe anche questo disco se tornassimo all’epoca dell’uscita dell’albo 🙂 però posso aggiungere che lo diventerà certo per me!

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