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TURNSTILE – AMA Music Festival-Romano D’Erzellino. 23/08/2023

TURNSTILE - AMA Music Festival-Romano D’Erzellino. 23/08/2023: Parte “i wanna dance with somebody” di Whitney Huston come warm up e il pubblico inizia a gasarsi. “Chissà che pubblico di hipsters e bimbiminkia vi ritroveretehhh!!!”

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TURNSTILE – AMA Music Festival-Romano D’Erzellino. 23/08/2023

E finalmente ci siamo. Aspetto questa data da mesi, prima con la delusione di vedere un gruppo del genere fare da opening band a Salmo, poi con la gioia di vederli tornare headliners (per la defezione all’ultimo momento dell’idolo dei bimbiminkia) come avrebbe dovuto essere quando acquistai i biglietti (grazie Salmo, continua così). Vicenza da Genova è praticamente in provincia di Vaffanculo, ma la location del concerto è in realtà praticamente a Bassano del Grappa, quindi a Vaffanculo al cubo. Arriviamo fortunatamente abbastanza tardi da perderci Nitro, e ceniamo fuori per non farci pelare dentro (scopro a posteriori che all’interno del festival non avrei comunque mangiato perché non c’era nulla di vegan, eccetto le patatine. Sveglia ragazzi, è il 2023! Dai che ce la potete fare a uscire dal paleolitico).

Classico festivalone mainstream, in cui non si può portare dentro manco l’acqua (che poi ti vendono a 2 euro. Poi dite dei liguri…), e ovviamente neanche cibo, GDF con amici cani al seguito (avere i cani all’ingresso di un festival che ospita i Cypress Hill è come organizzare l’oktoberfest e non fare entrare quelli con la panza e la barba. Mah…), perquisizione zelante con sequestro del pericolosissimo Autan (che poi ti rivendono dentro a 5 sacchi)….insomma per farli felici devi entrare in perizoma con biglietti da 50 che spuntano e una scritta sulla pancia “self service”. Ma nulla che non mi aspettassi da questo tipo di eventi.

(Se stai pensando “ecco, vai a vedere i gruppi modaioli che suonano in questi posti!” ti ricordo che i “veri punx” come Nofx, Agnostic Front, Dropckick Murphys ecc. suonano in eventi simili, in cui fanno entrare pure i nazi a scatenare risse e con la security che mena i kids. E in più non fanno entrare chi non gli va a genio,con una semplice rivendicazione dell’antipatia personale: mi stai sul cazzo, non entri. I Nazi non gli stavano sul cazzo quindi. Chiusa la divagazione.)

Va bene, ho rotto il cazzo, ora parlo del concerto. Tempo di sorbirsi tali White Lies, che partono anche abbastanza bene, sortendo un effetto “Interpol” inizialmente gradevole, per poi scadere in una sorta di U2/Radiohead, e che quindi mi stracciano abbondantemente le palle, finalmente si inizia.

Parte “i wanna dance with somebody” di Whitney Huston come warm up e il pubblico inizia a gasarsi. “Chissà che pubblico di hipsters e bimbiminkia vi ritroveretehhh!!!” dicevano i detrattori, e invece no. Il pubblico è quello classico di un concerto hardcore, ed è estremamente intergenerazionale, dal giovane skater all’over 50 con maglietta dei Death Angel, addirittura genitori punk con figli punk, presi bene entrambi. Parte l’intro di Mistery e i 5 danno il via alle danze.

A sostituire il chitarrista storico, che non ho ben capito se li abbia mollati o fosse impossibilitato ad andare in tour, c’è Meg Mills dei Chubby and The Gang che piacciono tanto a voi, e soprattutto dei Big Cheese che invece piacciono a me. Si prosegue con la samba di Endless, poi un paio di pezzi vecchi, uno di “Time and Space” di cui non ricordo il titolo e Fazed Out da “Non Stop Feelings” e così via. La figata è proprio che anziché vincere facile suonando solo Glow On, i Turnstile danno spazio a tutta la loro discografia, da classiconi  come Drop, Gravity, Blue by You, I Don’t Wanna Be Blind, Real Thing, alle hit che li hanno resi celebri e odiati dai boomers come Holiday, New Heart Design, Alien love call, T.L.C. e la mia preferita del nuovo corso, Blackout, con quel riff semplice e potente alla Helmet con tanto di cowbell. Suonano in maniera impeccabile, ma questo a voi non interessa vero?

Volete sapere come erano vestiti e se avevano le borse di “Luivitton”. No, erano vestiti come dei ragazzi (e ragazze) normali che suonano hardcore e si divertono, estremamente presi bene sul palco, non una parola di meno e nemmeno una di troppo. D’altronde il look del true punk italiano si riduce a fare finta di essere un puzzone coi loghi giusti nei punti giusti, o fare finta di essere usciti dal circolo delle bocce con le bretelle e la coppola. Ma orniamo alla musica. Chitarrone potenti con quel riverbero negli assoli che rimanda ai Bad Brains di I Against I, che i ragazzi hanno studiato bene, (e tu no, perché tolta la maglietta con il fulmine e qualche classico coverizzato da altri, hai capito poco dei BB) , basso super groove e una batteria impeccabile (ahhh ma ha fatto l’assolo oddio, scandalo!), aiutati da un ottimo ascolto (bravi fonici, e bravo anche il luciaio. Deformazione professionale scusate), rendono la performance da 10. Uno dei migliori gruppi live visti in vita mia, compatti, semplici e massicci.

Qualcuno diceva “Tzè, chissà con tutti quegli effetti e le sequenze se riusciranno a riprodurre quel sound dal vivo”….Guarda amico mio, ci sono tre cose per renderlo possibile nel 2023. Una si chiama “click” e scandisce il tempo, l’altra si chiama “in ear monitor” ed è tipo le tue cuffie del telefono ma si sente meglio, e la terza si chiama “saper suonare”, e questa è la roba che proprio non va giù a molti. Quello dei Turnstile è un concerto hardcore a tutti gli effetti, anche con le sequenze (poi vi andate a vedere gli Offspring in playback dai…), anche con il solo di batteria, anche con i pezzi tranzolli per limonare. Ma è qualcosa di più, perché c’è l’hardcore dei 2000 mischiato con una schiera di band alternative anni 90 con le quali sono cresciuto. Tra le righe oltre agli onnipresenti Bad Brains (in tutte le loro incarnazioni) ci trovo i già citati Helmet, i Jane’s Addiction, i Faith no More (chissà se Real Thing sia un omaggio a Michele Pattoni), tutto rimescolato con tiro e abilità e con il sound di oggi, ma senza mai suonare di plastica, anzi… Finale da paura con Holiday e T.L.C.

Tornando all’evento in sé, una cosa che mi ha lasciato abbastanza divertito, è stata vedere la divisione classista tra “pit” e “posti a sedere”(che poi erano comunque in piedi, ma 15 metri più indietro, con una transenna antipanico a fare da recinto), che poi è evaporata quasi subito.

Gli organizzatori si sono resi conto che altrimenti non ci sarebbe stata abbastanza gente sotto il palco (ma come, non era il gruppo più commercialehhhh dell’universohhh!?!?111’?!?) per le preziosissime storie e reel su instagram, e quindi liberi tutti di andare in prima linea. Ora, posto che ognuno spende i suoi soldi come vuole, per una differenza di circa un deca, personalmente, o li spendo e sto sotto il palco, o decido che non mi piace il metodo e non ci vado proprio. La scelta a metà mi fa abbastanza ridere, e proprio non la comprendo (noi tirchi genovesi eravamo numerosi e tutti sotto il palco eh).

Tanto quel deca lo spendete in birrette o in qualche gadget per sembrare più punk, mica lo avreste donato a Emergency dai… Dicevo appunto che la rappresentanza genovese si è scoppiata una trasfertona da 4 o 5 macchinate, ed è stato bello essere a vedere uno dei gruppi migliori in circolazione con tanta gente della propria cricca: la ritrosa, fuori moda, e musicalmente di altissima qualità, scena genovese. Quelli che voi padani invitate poco a suonare dalle vostre parti, a sto punto per paura di sfigurare, e forse avete ragione.

Nota positiva, la security non si è comportata da nazi come avrei pensato (sai com’è…festival grande, siamo quasi in Austria…), ma anzi spezzo una lancia perché sono stati gli unici che si sono premurati di distribuire delle bottigliette d’acqua (gratis ovviamente), ad una platea che tra il casino del pit e la temperatura surreale era vicina al collasso. Non è necessariamente un problema di fazioni, è che di solito fate gli stronzi. Quando non lo fate e non menate chi fa stage diving, ma anzi date una mano, vi si rende merito senza problemi.

Altro polemicone che ho letto nei giorni a seguire è quello del merch, a prezzi assurdi. E’ vero, erano prezzi altissimi e insensati, più o meno come succede sempre quando ci sono mezzo agenzie o location che chiedono un pizzo legale sulle vendite. Infatti mai comprato merch ufficiale ai concerti di questo tipo. Sul loro sito i prezzi sono abbastanza normali. Ovvio che non si aspettava altro per polemizzare, cosa che non ho mai sentito ad esempio riguardo ai Madball, al cui show potevi pagare 20 euro un paio di calze NYHC comodamente col Pos.

In ogni caso, il gruppo più divisivo degli ultimi anni, supera a pieni voti al prova del live.

Se ricapitassero in Italia, fatevi un favore e andate a vederli. Potrete continuare poi tranquillamente a parlarne male, ma ben sapendo di avere torto.

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