Nella musica ci sono tantissimi nomi tantissimi generi, ogni ora qualcuno compare, qualcuno scompare e via così. In questo circo abbiamo i nostri preferiti, e dato che ne capiamo molto di musica sappiamo chi sono i valorosi e chi no.
Poi arriva uno come Rodolfo Santandrea e capisci che come Socrate sai di non sapere. Rodolfo esordì nelle nuove proposte al Festival di Sanremo del 1984 con la canzone “La fenice” scritta a quattro mani con Riccardo Cocciante che vinse il premio della critica. Tra il 1983 ed il 1995 Rodolfo pubblicò quattro album, quattro perle che ancora oggi risplendono nel lato più oscuro della musica italiana.
Santandrea è un cantautore totale, una rottura rispetto a tutto quello che è venuto prima e a tutto ciò che verrà dopo, un senso di musica radicalmente diverso da quello comune, una ricerca continua soprattutto di sé stesso e di noi stessi. Rodolfo non è morto ma vive assieme a noi, avendo compiuto il percorso inverso; per dirla in maniera molto semplice anche se la realtà è più complessa, quando avrebbe potuto spiccare il volo verso il successo, e nei voli si sa si può precipitare, pubblica “Ricordi e sogni del mio vescovo” un disco che non ha felicemente collocazione tanto è vario e profondo musicalmente, ma certamente non può diventare un disco venduto in molte copie nell’era dei paninari o del synth pop nel migliore dei casi.
La sua scrittura è un raggio laser che penetra in profondità e sviscera tantissime questioni, con uno stile unico di porre le cose in un ordine inedito e che fa risaltare anche le cose più piccole. Rodolfo ora insegna violino e musica ai bambini, fa la sua vita avendoci lasciato quello che doveva lasciare come Lou X nell’hip hop. Questo disco di rifacimenti voluto fortemente da Snowdonia, un’etichetta unica in Italia e non solo per la bellezza e la musica del suo catalogo, è una bellissima riscoperta di un autore che è un arcipelago di cose belle ,di isole incontaminate dove si può vivere tutta la vita o anche sostare pochi minuti o qualche ora.
La musica di Rodolfo attraverso le sapienti mani e gli strumenti tenaci di Riccardo Lolli, Manuel Pistacchio, Stefano Barotti, Jet Set Roger, Davide Matrisciano, Le forbici di Manitù, Mapuche e Matteo Castellano, Maisie, Paolo Zangara e Ossi NichelOdeon con Filippo Manini. Insomma non male per nulla a vedere questi nomi, ma ancora meglio ad ascoltarli alle prese con le parole di Santandrea e le loro visioni musicali.
Come spesso ha fatto Snowdonia con altre raccolte, l’etichetta lascia massima libertà di espressione agli artisti, perché proprio questo è Snowdonia, libertà musicale e bellezza. Io avevo ascoltato qualcosa di Santandrea non tutto, ma sentendo questa magnifica raccolta sto recuperando tutti i dischi ed è davvero qualcosa di unico ed inimitabile, non c’è nessuno che pensa e scrive musica come Rodolfo. Un viaggio in undici canzoni, undici perle che racchiudono tutte qualcosa di speciale al loro interno, uno stupirsi continuo quando in teoria non ci si potrebbe più stupire di nulla.
Un gigante della musica italiana al quale non interessa minimamente di esserlo ma che anzi preferisce che la sua musica venga vissuta e amata anche da altri, ed è proprio quello che succede in questa raccolta.
Bellissimi i disegni della copertina e del libretto ad opera di Claudio Milano aka NichelOdeon..
Sant’Andrea è di Faenza che è anche la sede storica del MEI, il Meeting Etichette Indipendenti fondamentale appuntamento per la musica alternativa italiana, che ha nominato questo cd come proprio disco ufficiale per l’edizione del 2023, e proprio nella serata di apertura del MEI il 6 ottobre ci sarà un evento storico, ovvero la performance di alcuni degli artisti di questa raccolta che suoneranno proprio con Rodolfo Sant’Andrea.