“Satchmo. La mia vita a New Orleans” di Louis Armstrong, edito da Minimum Fax
Insieme al Jazz Armstrong è cresciuto nei bassifondi di quella New Orleans d’inizio Novecento, quando le brass band (complessi strumentali formati da ottoni e percussioni) si sfidavano a duelli musicali per le strade, e durante i funerali si potevano ascoltare le marce e i primi ragtime.
La prima volta che Satchmo suona la tromba è in riformatorio, quando è ancora un bambino, e da allora lo strumento non lo abbandona più: anche quando di giorno Louis vende carbone e scarica caschi di banane per guadagnare qualche spicciolo, la tromba sarà lì ad attendere di essere suonata, la sera, per un pubblico di prostitute, magnaccia e giocatori d’azzardo.
Potrete leggere passaggi come questi:
• Non dimenticare mai che quando si è malati nessuno ti dà nulla, quindi cerca di stare in buona salute.
• Non volevamo che i poliziotti ficcassero il naso nelle nostre faccende: potevamo benissimo sistemarle da soli.
• Lavorai allo scarico delle banane per un certo periodo, finché un giorno un grosso topo saltò fuori da un casco che stavo portando al controllore. Lasciai cadere il casco e me la diedi a gambe. Il controllore mi urlò di tornare indietro perché mi dovevano pagare, ma io continuai a correre finché non arrivai a casa. Da allora le banane mi fanno paura. Non ne mangerei una neppure se morissi di fame. E sì che prima, ricordo, mi piacevano tantissimo. Quando il controllore non mi vedeva ero capace di mangiare da solo un intero casco piccolo di banane mature.
• E’ strano come la vita possa essere un minuto tremenda e il minuto dopo fantastica.
• Anche se noi di colore eravamo dalla parte della ragione, all’arrivo dei poliziotti, questi prima ci picchiavano e poi ci interrogavano.
• Di tutti i locali in cui ho suonato durante la mia carriera, credo che il Brick House sia stato quello meno raccomandabile. Il sabato sera i lavoratori delle banchine fluviali arrivavano a frotte per andare con le prostitute che passeggiavano avanti e indietro nella sala da ballo e nel bar. Quei tipi bevevano e se le davano di santa ragione. Le bottiglie volavano all’impazzata sopra il palco e revolverate e coltellate erano all’ordine del giorno. Però tutte queste storie non mi turbavano minimamente, perché ero troppo felice di avere un posto dove suonare.
• Feci in modo di insegnargli le cose necessarie all’esistenza, come la cortesia, il rispetto verso gli altri e, non ultimo, un po’ di buon senso.
• (…) mi dileguai come un tacchino in un campo di grano.
• Le persone ignoranti e senza istruzione sono sempre gelose, malvagie e antipatiche. Tutte le circostanze e tutte le situazioni possono essere considerate da punti di vista opposti, ma l’ignoranza non ammette discussione.
• Per un uomo è indispensabile possedere un minimo di istruzione se non vuole trovarsi continuamente in uno stato di inferiorità.
• Figliolo (…) tu devi vivere la tua vita. E inoltre dovrai affrontare il mondo da solo. Devi fare ogni genere di esperienza per saper distinguere il bene dal male. Non posso insegnartele io certe cose, devi impararle da te, perché nessuno può giudicare meglio quello che potrà o meno convenirti nella vita.
• Fin da bambino ho sempre creduto che non valga la pena, come si dice, “tagliarsi il naso per far dispetto alla faccia”, una delle massime più vere che esistano.
• (…) ci sono molte cose che non mi hanno mai attirato come per esempio avere molti vestiti. Ho conosciuto persone che hanno venticinque o trenta vestiti. A che servono? Le tarme se li mangiano prima che uno abbia il tempo di usarli tutti. Io ho solo i vestiti che mi servono (…).
• Ho sempre ritenuto giusto aiutare i bisognosi secondo le mie possibilità, e più o meno ho sempre potuto farlo. Continuerò a farlo finché vivrò e credo che vivrò molto, ma molto a lungo.
• (mia sorella con il suo uomo) Gestivano una piccola bisca e facevano un sacco di soldi. Più di una volta sono stato tentato di chiedergli di darmi qualcosina, ma non l’ho mai fatto. Ho sempre pensato che per quanti soldi guadagnino i tuoi parenti, non ne hanno mai più di quelli che gli servono.
Cos’altro dirvi di questo libro? Che diverte, incuriosisce e commuove.
Che contiene una bella storia che si legge come un romanzo.
Cos’altro dirvi di Armstrong?
Miles Davis, uno dei più duri verso il comportamento troppo condiscendente di certi musicisti del passato, dirà nella sua autobiografia che tutto quello che si suona è già stato suonato da Satchmo; Enrico Rava, uno dei maggiori musicisti italiani, ha scritto che “Persino il rap è presente nella musica di questo genio che in pratica ha inventato il jazz e dintorni (…)”.
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