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STRIKE ANYWHERE, LEGEND CLUB MILANO, 10-10-2023

Gli Strike Anywhere sono uno di quei gruppi che delineano in maniera netta un periodo della mia vita. Li vidi live quasi per caso al Pacì Paciana di Bergamo, 25 agosto 2002 (grazie internet, non ho una memoria così sviluppata), e rimasi folgorato.

STRIKE ANYWHERE, LEGEND CLUB MILANO, 10-10-2023

Gli Strike Anywhere sono uno di quei gruppi che delineano in maniera netta un periodo della mia vita. Li vidi live quasi per caso al Pacì Paciana di Bergamo, 25 agosto 2002 (grazie internet, non ho una memoria così sviluppata), e rimasi folgorato. Per un paio di anni la cassetta di Change is a Sound non uscì quasi mai dal walkman, e di lì a seguire tutti i loro album, Exit English, Dead FM, e l’ottimo Iron Front. Non ho quasi mai perso occasione di vederli dal vivo quando sono capitati in Italia, di cui l’ultima volta a Genova nel 2008. Il loro mix di velocità, melodia, arrangiamenti bellissimi e il loro immaginario di antifascismo, lotta di classe, e allo stesso tempo amore e unione, sarà forse utopistico ma spesso è ciò di cui si ha davvero bisogno. Come dice il mio amico Gippy sono la colonna sonora ideale per “limonare sopra le ceneri del capitalismo”, cosa che non avverrà mai , ma i sogni sono fondamentali per sopravvivere.
E allora non potevo perdermi questo grande ritorno, e con me una macchinata di amici poco più giovani di me che con le loro canzoni sono cresciuti.

Tempo di salutare qualche vecchio e nuovo amico (per questo mi perderò gli Stanis, ottima band veloce e melodica che vidi già in azione al Distruggi la Bassa del 2022), che Thomas Barnett e soci sono già sul palco incalzando quasi a sorpresa con Refusal e I’m Your Opposite number, così, de botto, inaspettatamente sparate in apertura, che mi fanno sentire già ampiamente ripagato del viaggio. Barnett è uguale a 15 anni fa, forse qualche ruga in più (e grazie al cazzo) ma tiene il palco in maniera impeccabile, mentre ci parla di rivoluzione con il sorriso sulle labbra, salta da una parte all’altra, fa cantare la gente, e si sorprende nel vedere quante persone siano accorse in un martedì sera di ottobre. Il Legend non è un locale enorme, ma non è nemmeno piccolissimo, e averlo riempito in uno dei giorni infrasettimanali più sfigati per definizione, fa capire quanto gli Strike Anywhere siano amati dal loro pubblico.
Nota importante: durante questo tour il batterista si è rotto un braccio (o un polso, non so di preciso), incasinando non poco tutta la situa, e ha portato la band ad avvalersi di ben quattro differenti drummers reclutati on the road. Ieri sera è stato il turno del batterista dei 7Years di Livorno, che ha suonato tutto il set in maniera magistrale.
Non so quanto tempo hai avuto per imparare i pezzi, ma meriti un vagone di stima!

La scaletta prosegue veloce tra pezzi vecchi e nuovi. Molto spazio ai brani di “Iron Front”, e al disco uscito durante la pandemia nel 2020 “Nightmares of the West” (Dress the Wounds, The Bells), ma anche classici di Exit English e Change is A Sound come We Amplify/Blaze, To The World, Timebomb Generation, Infrared, My Design e la stupenda Sunset on 32nd Street. Grandi assenti per il mio attaccamento morboso a quel disco Laughter in a Police State e Chalkline, ma va bene comunque. E’ stato un gran concerto, mi ha riportato indietro nel tempo e sono tornato a casa senza voce. Oltre ad essere una grandissima band con dei pezzi eccezionali, il punto forte degli Strike Anywhere è sempre stato la loro credibilità, la loro poetica, l’essere ancora dei kids, che su un palco alto mezzo metro sanno rendere molto più che nei festivaloni infiniti con le transenne e i buttafuori.

Lower the flags/ raise up the earth/Freedom ‘til death/death until birth. Lunga vita agli Strike Anywhere!

 


video di Cristian Amboni – https://www.youtube.com/@cristianamboni4891

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