Le principali stazioni radio mainstream italiane (incluse quelle che millantano uno “style rock“, anzi ruoooock, ma alla fine trasmettono sempre le solite band famose, senza mai osare né rischiare di proporre qualcosa che sia fuori dai radar commerciali delle multinazionali discografiche) sono un disimpegnato calderone fatto di aria fritta che passa musica frivola che parla solo di stronzate ed è frullata come una marmellata informe che non ha più nessuna rilevanza culturale e serve solo ad amalgamarsi con gli spot pubblicitari, un meccanismo perfido che non intrattiene né fa pensare l’ascoltatore (anzi, lo inebetisce) e si ripete sempre col solito schema: conduttori/speakers (molto spesso incompetenti/raccomandati) che mitragliano, come insulsi automi, innocue banalità alla velocità della luce (perché bisogna fare presto, sintetizzare i concetti e ridurre tutto al minimo e con un linguaggio stringato tipo caratteri degli sms, perché quando si è on air i secondi sono contati, il tempo è denaro e bisogna fatturare e ottimizzare i profitti) poi dalla catena di montaggio parte una canzone (o al massimo due brani, e neanche completi) e, di seguito, vengono sparate sequenze interminabili di inquinamento acustico chiamate “pubblicità” che, ormai, si è mangiata anche il mercato dell’etere radiofonico.
Ecco, fatta questa doverosa premessa, converrete con chi vi scrive che su quel tipo di radio, tossiche per l’udito e nocive per l’anima, sicuramente non ascolterete mai la musica dei Nebula, stoner/psych band losangelina che, a un anno di distanza dall’ultimo studio album “Transmission From Mothership Earth“, torna a pubblicare nuovo materiale, e precisamente un disco dal vivo (il terzo della loro discografia) “Livewired in Europe“, uscito il mese scorso sulla label italiana Heavy Psych Sounds, e che raccoglie dodici brani registrati, in primavera, nelle date in Svezia e Olanda durante il tour europeo dei nostri a supporto dell’ultimo Lp (che, tra l’altro, è passato anche in Italia recentemente).
Il trio californiano, nell’anno intercorso tra “Transmission” e questo live album, ha dovuto far fronte a una gravissima perdita, perché purtroppo il bassista Tom Davies ci ha lasciati a soli quarantotto anni (a settembre, a causa di una leucemia) e il suo ruolo è stato ricoperto dal touring bassist Ranch Sironi, che ha confortato i compagni di viaggio Mike Amster alla batteria e il chitarrista/frontman/membro fondatore Eddie Glass.
Il long playing è stato descritto, dall’etichetta, come “a massive psychedelic trip into outerspace” e, onestamente, non si può dargli torto: sin dai primi solchi (ottimamente prodotti e mixati da Glass, Sironi e dal romano Claudio “Pisi” Gruer) l’ascoltatore viene investito dalla consueta colata lavica di fuzziness e di monolitica potenza heavy/hard/pysch rock a cui i Nebula ci hanno abituato (tra pause e reunion) da venticinque anni. Killer riffs e feedback si sprigionano fin dai primi secondi, quando Glass ci spara nei timpani la chitarrozza satura di “Man’s best friend“, passando per “Down the highway“, “Let it burn“, “Highwired“, “Aphrodite“, “Out of your head” o “Full Throttle“, ma tutta la setlist (in totale dodici brani, bonus tracks comprese, che vanno a ripercorrere quasi tutto il loro passato remoto e recente) con le sue digressioni schizzate e la vigoria della martellante sezione ritmica, è una dichiarazione d’amore per la psichedelia dei Sixties, per Hendrix, Stooges, MC5, Blue Cheer e l’hard-heavy rock della prima metà dei Seventies, in particolare per i suoni truci “doom and gloom” dei primi Black Sabbath aggiornati al nuovo millennio e refreshati dalla dimensione anfetaminizzata di una esibizione live. Un’ora di esuberante tempesta elettrica in cui pezzi vecchi e nuovi coesistono e forgiano un compatto e deflagrante trip stonato.
Continuare a suonare e fare ciò per cui si è nati, anche per esorcizzare un lutto. Combattere gli algoritmi omologatori, ma anche i divulgatori-dinosauri che non guardano al di là del proprio naso e si crogiolano nelle loro nicchie autoreferenziali da “boomers” e da decenni, ormai, hanno fracassato le gonadi con gli spettacoli teatrali, i libri e le lectio magistralis universitarie in cui magnificano per la milionesima volta “The dark side of the moon” o “Sgt. Pepper’s” e altri dischi straconosciuti, sempre gli stessi, oramai sviscerati in tutti i loro dettagli e “sgoop” in mezzo secolo dalla loro uscita. Forse i Nebula non avranno contezza di questa battaglia mediatica/culturale, ma sappiano che anche un disco come “Livewired in Europe” può essere utile alla causa.
TRACKLIST
1. Man’s Best Friend
2. Down The Highway
3. Out Of Your Head
4. Highwired
5. Giant/Clearlight
6. Full Throttle
7. Aphrodite
8. Messiah
9. Let It Burn
10. Transmission From Mothership Earth (CD bonus track)
11. Let’s Get Lost (CD bonus track)
12. Warzone Speedwulf (CD bonus track)