Continua l’inarrestabile ascesa dei Convocation verso quei picchi qualitativi che erano facilmente pronosticabili alla luce di quanto già offerto nel recente passato; infatti, Scars Across (2018) e Ashes Coalesce (2020) erano due album che ben delineavano lo spessore del duo finlandese, spingendo più di un esperto del settore a fare paragoni nobili con gli indimenticabili Colosseum.
Con l’uscita del nuovo No Dawn for the Caliginous Night, sempre per la label italiana Everlasting Spew Records, Lauri Laaksonen (strumenti) e Marko Neuman (voce) portano a compimento quella che si spera sia solo la prima parte di un lungo percorso, sfornando un capolavoro degno, appunto, del livello raggiunto dalla band del compianto Juhani Palomäki. Va ribadito, però, che questo ipotetico parallelismo non dipende tanto dalla forma musicale, che ha comunque dei punti comuni in certi frangenti, quanto dall’attitudine e dalla profondità di un sound che è soffocante ma, allo stesso tempo, arioso e melodico e, soprattutto, capace di rendere fisico un ineluttabile senso di distacco dalla realtà terrena tramite la trasposizione del tutto in una dimensione altra, ben al di là del canonico ciclo vita/morte; questo non banale equilibrismo si concretizza anche grazie al fondamentale contributo del violoncello suonato dall’ospite Antti Poutanen, un elemento che, unito agli eterei vocalizzi della ben nota Natalie Koskinen, fa veleggiare questi cinquanta minuti di musica su un piano qualitativo che, a tratti, raggiunge vette talmente elevate da farle apparire pressoché irripetibili.
Infatti, nel corso di No Dawn for the Caliginous Night non c’è un solo passaggio superfluo o interlocutorio; lo stesso episodio strumentale Between Aether and Land vive di luce propria e non ha la sola funzione di legare la prima coppia di brani, la sognante opener Graveless yet Dead e la più inquieta e cangiante Atychiphobia, con la seconda formata dalla drammatica Lepers and Derelicts e dalla meraviglia rappresentata dalla mesta sinfonia della conclusiva Procession. Neuman, con la sua consueta straziata interpretazione, talvolta mitigata dall’intervento delle voci dei musicisti ospiti, conduce le sonorità sapientemente scolpite da Laaksonen ora su lidi impietosamente laceranti, ora verso avvolgenti e maestosamente malinconiche tessiture musicali.
I Convocation con il loro terzo full length lasciano un segno importante, ascendendo all’empireo del funeral doom finlandese, il che poi equivale a quello mondiale, alla luce del peso che fin dagli inizi quella scena ha assunto nell’economia del sottogenere.
2023 – Everlasting Spew Records