Un’altra orribile perdita arriva a sconvolgere la comunità mondiale del rock ‘n’ roll. A pochi giorni dalla dipartita di Shelley Ganz, infatti, nella giornata del 2 febbraio ci ha lasciati, all’età di 75 anni, anche Wayne Kramer, musicista, cantante, songwriter, e producer statunitense, universalmente noto per essere stato chitarrista del fondamentale combo proto-punk MC5. La notizia della scomparsa, avvenuta a causa di un cancro al pancreas, è stata confermata e diffusa dai canali social ufficiali personali e della band da lui co-fondata nella prima metà dei Sixties.
Nato a Detroit (Michigan) il 30 aprile 1948, Wayne Kambes (questo il suo nome completo all’anagrafe) iniziò ufficialmente la sua carriera musicale nel 1967, quando gli MC5 (la band da lui formata insieme a Fred Smith e Rob Tyner a Lincoln Park) divennero house band della famosa music venue Grande Ballroom (luogo in cui il quintetto registrò, nel 1968, le canzoni che finirono sullo storico e seminale debutto “Kick out the jams“, considerato uno degli esordi e live album più importanti della storia della musica rock e pop) ed ebbe inizio un’incredibile epopea che vide consumarsi, nel giro di pochi anni (e tre dischi ufficiali) la parabola di un gruppo musicale rivoluzionario che col suo sound chitarristico distorto e fragoroso (unito a una poderosa sezione ritmica) che univa testi espliciti, proclami politici di controcultura alternativa al mainstream, blues, psichedelia e garage rock e ha ispirato, inizialmente, la scena rock ‘n’ roll di Detroit (in primis, i loro amici e colleghi corregionali Stooges) per poi estendere a macchia d’olio, col passare del decenni, la sua influenza su intere generazioni di rockers venute dopo di loro, diventando tra i principali prime movers che gettarono i semi per il germoglio della rivoluzione punk rock. Kramer è stato tra i protagonisti di quella avventura che vide gli MC5 (Motor City Five, nella Detroit città nota come roccaforte dell’industria automobilistica a stelle e strisce) diventare icone del R’N’R tra concerti incendiari, attivismo culturale libertario di estrema sinistra antiproibizionista/anticapitalista/antirazzista orchestrato dal “management militante” dello scrittore e attivista politico/fondatore delle “Pantere Bianche” John Sinclair (cosa che procurò al gruppo non pochi grattacapi con le autorità governative e giudiziarie americane) problemi economici (fiasco commerciale e conseguente siluramento da parte della loro casa discografica) e di forte dipendenza dalle droghe pesanti che portarono al disfacimento della band alla fine del 1972.
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Dopo lo scioglimento degli MC5, per Kramer si aprì un periodo tormentato, tra arresti e attività musicale proseguita anche in carcere, fino al rilascio e all’inizio, a fine Seventies, di un percorso solista che lo ha portato a collaborare con svariate formazioni, in particolare durante il suo trasferimento a New York – e in seguito in Florida e in Tennessee – in un periodo (anni Ottanta) che lo vide attivo (come chitarrista, bassista, cantante e produttore) in tanti progetti, tra cui quello sfortunato e di brevissima durata dei Gang War con Johnny Thunders , l’amicizia con Mick Farren, coi Pere Ubu e l’incontro con GG Allin.
A metà anni Novanta, dopo aver fatto uscire un Lp (“Death tongue“) Wayne firmò per la Epitaph Records di Brett Gurewitz, con cui pubblicò gli album “The hard stuff“, “Dangerous Madness“, “Citizen Wayne” e il disco dal vivo “LLMF (Live Like A Mutherfucker)“.
Con l’inizio del nuovo millennio inaugurò una etichetta indipendente, la MuscleTone Records, attraverso la quale diede alle stampe un altro long playing, “Adult world“. Nel 2018 fece pubblicare il memoir “The Hard Stuff: Dope, Crime, the MC5, and My Life of Impossibilities” e festeggiò i cinquantanni dall’uscita di “Kick out the jams” con un tour celebrativo itinerante (intitolato “MC50”) in cui Wayne era accompagnato sui palchi da diversi ospiti (come Kim Thayil, Matt Cameron e Brendan Canty) e un’ipotesi di reunion (avvenuta parzialmente nel 1992 coi restanti membri degli MC5 in un evento a Detroit per commemorare la scomparsa del frontman Rob Tyner) si è concretizzata negli anni Duemila, con concerti in giro per il momento sotto vari moniker collegati agli MC5 e progetti per un nuovo album di materiale ufficiale che si sarebbe dovuto registrare (con Kramer unico membro originale rimasto, e col batterista Dennis Thompson ospite su due brani) sotto l’egida del produttore Bob Ezrin, e la cui realizzazione era stata programmata per la primavera del 2024.
Kramer si cimentò anche nella composizione di musica per film, documentari e programmi televisivi. Sviluppò anche uno spiccato attivismo sociale, co-fondando nel 2009 (insieme alla moglie Margaret) Jail Guitar Doors, organizzazione non profit (che prende il nome dal singolo dei Clash) nata da un’iniziativa del cantautore inglese Billy Bragg , che si propone di fornire supporto e strumenti musicali ai detenuti nelle prigioni britanniche (e degli States) e programmi di sensibilizzazione ai problemi del sistema carcerario e giudiziario, nonché insegnamento per offrire una nuova opportunità in un percorso di riabilitazione e una via di sbocco lavorativo per le persone che escono dal carcere e vanno a reinserirsi nella società. Nel 2020 partecipò, a Los Angeles, alla nascita del CAPO (Community Arts Programming and Outreach) una comunità concepita come centro di aiuto (dotato di studio di registrazione, laboratori e spazi performativi) per i giovani che hanno avuto problemi con la detenzione carceraria e la giustizia.
Qui è possibile leggere una raccolta di tributi, ricordi e commemorazioni che sono stati pubblicati da amici e colleghi musicisti che lo hanno conosciuto e stimato.