Al giorno d’oggi i dischi hanno una durata molto limitata nel tempo, dato che si è sempre alla ricerca della prossima novità per poi abbandonarla per un’altra ancora, ma “Canto VII” merita di soffermarsi per ammirare le tante bellezze che racchiude al suo interno.
Ritornano i veterani del metal Node da Milano, con un lavoro a dir poco magnifico ed ambizioso, “Canto VII” in uscita per Nadir Music.
Il settimo album dei Node è certamente il loro disco più ambizioso e ricercato di una carriera mai comune e mai ovvia, e la prova più lampante di ciò è questo lavoro. Dante e Virgilio guidano il gruppo milanese all’inferno, e più precisamente dove scontano la loro infinita pena gli avari e i prodighi fra gli altri. Come sempre Dante picchia piuttosto duro e i Node non sono da meno, trasportando nei nostri tempi le abitudini descritte dal poeta fiorentino.
Vediamo quindi sfilare sotto i nostri occhi i salienti della nostra vita quotidiana, come il display del cellulare o del computer autentico specchio alchemico nel quale ci buttiamo ogni giorno, la politica del nostro secondo dopoguerra in “Wolves of Yalta” forse una delle cose più notevoli fatte da questo gruppo, e tanto altro.
I Node musicalmente differiscono dall’ultimo album “Cowards empire” del 2016 e non potrebbe essere altrimenti, sono cambiati modi e componenti e il viaggio continua in maniera differente. Il fondatore e colonna portante Gary D’Eramo ha cercato sempre di connotare in maniera diversa questo gruppo e ci è quasi sempre riuscito, e con questo disco consacra definitivamente i Node come gruppo innovatore e di alta qualità.
Come stili musicali qui troviamo un death metal progressivo puntellato da momenti thrash e groove, il suono è sempre molto vario e ben cadenzato, la scrittura è molto accurata e mostra tantissimi lati musicali differenti del gruppo raggiungendo un’organicità nella diversità molto bella e che rende questo disco assai piacevole all’ascolto. Il nuovo cantante Dave Arri fa il suo molto bene, differenziandosi in modo abbastanza netto dal precedente cantante e il resto del gruppo è in gran forma.
L’amalgama fra suono e parola è la forza preponderante di “Canto VII” e lo rende uno dei lavori più profondi di questi anni in ambito metal italiano, è un disco che scava dentro e non lascia mai indifferenti, è coraggioso mostrando ciò che può osare il metal se fatto con cognizione di causa e tanta passione.
Al giorno d’oggi i dischi hanno una durata molto limitata nel tempo, dato che si è sempre alla ricerca della prossima novità per poi abbandonarla per un’altra ancora, ma “Canto VII” merita di soffermarsi per ammirare le tante bellezze che racchiude al suo interno.