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Recensione : The Queen Is Dead Volume 101 – Sebastian Bach Ataraxia Monolith Grows!

The Queen Is Dead Volume 101 - Sebastian Bach Ataraxia Monolith Grows!: tre recensioni in una volta sola.

Puntata con meno recensioni rispetto al solito, dischi per cui valeva la pena dilungarsi, e soprattutto ascoltarli.

SEBASTIAN BACH

Nuovo disco solista di Sebastian Bach con “Child within the man” su Reigning Phoenix Music. Sebastian è una delle figure più iconiche e conosciute a livello mondiale in campo hard rock, cominciando dagli indimenticabili Skid Row per arrivare alla sua attuale carriera solista che gli sta dando molte gioie.

Le ragioni per seguire Sebastina Bach anche nella sua carriera solista li trovate tutti in questo disco che è un manuale di come fare hard rock melodico a stelle e strisce. Lanciata la sua carriera solista nel 2014 con il disco “Give’em hell” il cantante americano è arrivato a produrre questo disco aiutato dal produttore Michael “Elvis” Baskette già con gli Alter Bridge, giusto per fare un nome in campo hard rock.

Il suono è quello al quale abbiamo associato il nome di Sebastian, ovvero un hard rock veloce con tanta melodia e quella grande carica di street rock e abrasività che lo ha reso famoso. Bach è ancora in grande forma, sia compositiva che vocale e conduce il suo show al meglio, rendendo questo disco un prodotto di ottima qualità e assai godibile.

Potrebbe vivere di luce riflessa degli Skid Row ma Sebastian ama quello che fa e lo si sente molto chiaramente, perché non sbaglia una canzone in questo disco, dagli episodi più movimentati alle ballads, il tutto in puro stile hard rock americano per un’epoca che dura dagli anni ottanta e non pare mai finire, portata avanti da dischi ed interpreti eccellenti come Sebastian Bach.

ATARAXIA

Tornano gli Ataraxia con “Centurea” su The Circle Music, il ventinovesimo album per il gruppo modenese. Nati nel 1985 gli Ataraxia sono uno dei gruppi più importanti in Italia in campo neofolk, darkwave e di musica classica contemporanea, ma soprattutto sono gli Ataraxia e fanno un genere a sé.

Il gruppo modenese ha sempre portato avanti un certo discorso musicale, innovando e ricercando nuove forme musicali di espressione, riuscendo sempre a produrre qualcosa di mai ovvio. Questo lavoro è il secondo episodio di una trilogia cominciata con “The chante of pomegranate” sempre su The Circle Music e destinata a chiudersi con un disco sui Campi Elisi. Qui troviamo come descritto molto bene nella nota stampa, tanto che non si poterebbe descriverlo meglio: “ Solcando le acque dimensionali che conducono a questo cerchio magico, sempre immerso nell’oro della luce del crepuscolo e nel magenta infuocato dell’aurora, giungiamo ad una dimensione in cui i principi del Femminile e del Maschile Sacro prendono corpo in eroi e fanciulle, sacerdotesse e musici.

Le qualità del Coraggio, dell’Audacia, dell’Accoglienza, della Fiducia, della Grazia, intensi valori spirituali e la rappresentazione terrena della Bellezza si fanno carne e ci accompagnano lungo l’ascolto dei brani.

Partecipiamo a rituali notturni, danze all’alba, corse tra praterie e guadi, voli a picco sul mare, celebrazioni del Sole primordiale, incontriamo lupi e Dee, parliamo alfabeti lunari, attraversiamo boschi di amori selvatici, baie incantate dove si sprigionano dolci effluvi, solchiamo azzurri selvaggi e ascoltiamo i miti della Quercia. Gli esseri che animano questi luoghi vivono i loro destini su un filo di splendore”. Qui c’è soprattutto lo splendore e la meraviglia di una musica e più estesamente di un sentimento puro e chiaro, la fase solare delle nostre vite, il bere acqua cristallina, con frequenze musicali che ci portano in luoghi incantati, o forse semplicemente dove siamo nati come umanità.

Esoterismo, l’arte della natura e dell’uomo, tanti sentimenti ed emozioni che sgorgano naturali ascoltando canzoni bellissime ed eteree, l’ennesimo capolavoro cantato in tante lingue diverse che hanno come minimo comune denominatore l’uomo.

Gli Ataraxia riescono a far diventare musica e luce, l’abisso e la speranza, la vita mortale e la morte vissuta, il tutto e il niente. Tutto il lavoro è pervaso da un forte classicismo, meraviglioso marmo musicale che gli Ataraxia erigono da tantissimo tempo, creando una poetica ed un’epica tutta loro, bellissima e finale, cantando un’età aurea che forse non vedremo più o forse sì.

Le splendide immagini delle grafiche, ogni formato dell’album ha una sua storia immaginifica, quindi l’artbook del vinile contenuto nella limited box e le grafiche del CD sono diverse tra loro, uniche ed originali, sono state elaborate da Nicolas Ramain.

MONOLITH GROWS !

“Fears maks you pale!” è il nuovo disco dei Monolith Grows su All Right Riserva Recordz, in digitale e vinile. Il gruppo di Pavullo nel Frignano collabora alla produzione con Carmelo Pipitone (Marta sui i Tubi, O.r.k., Dunk) che presterà la sua voce nella prima traccia del disco e sarà ospite anche in altre circostanze del lavoro. I Monolith Grows propongono una forma molto particolare di grunge rock con tinte stoner, un qualcosa di molto originale, musica sfumata e al contempo pesante e pensante. Il suono in generale ricorda certi Soundgarden, anche se qui si va oltre, disegnando traiettorie musicali che si inoltrano ipnotiche come luci nella notte, che ci guidano verso altre scoperte non comuni.

La produzione di Pipitone è molto puntuale e fa risaltare al meglio il suono che descrive molto bene la sicurezza che non ci sarà salvezza in mezzo a questa pioggia. La proposta musicale è in apparenza minimale, il suono è scarno eppure il gruppo della provincia modenese ha un’espressività musicale gigantesca, un grande senso delle tenebre e tanto da dire, con un grande collegamento al miglior grunge.

I Monolith Grows sono una rarità musicale in tempi nei quali si vuole apparire diversi da ciò che si è, invece qui la sostanza ti arriva dritta nei denti a partire dalla bellissima copertina. Ascoltare questo disco è la possibilità di immergersi in un grunge molto moderno e di ampio respiro, con melodie fatte benissimo e con composizioni sempre strutturate in maniera impeccabile, per un risultato che non è per nulla nostalgico ma di grande modernizzazione di un suono che non muore mai perché è fatto della stessa sostanza delle nostra paure.

E proprio la paura è il motivo conduttore del disco, la paura che ci blocca e ci impedisce di vivere la nostra vita liberamente, e tutto ciò è descritto molto bene in questo disco in un maniera mai banale e mai comune.

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