Decima puntata per ::acufeni:: Decima puntata che racconta mondi lontanissimi. Decima puntata decisamente eterogenea. Decima puntata che chiude il primo semestre dell’anno.
Mouth “Vortex” Redux Version – This Charming Man Records
I Mouth ci propongono la versione definitiva di un album che ha avuto una gestazione lunghissima culminata con la pubblicazione ufficiale nel duemiladiciassette. Oggi, a distanza di sette anni, la band ha deciso di rivedere ancora una volta il tutto, mandando in stampa “Vortex” in una nuova veste sonora.
Al netto delle differenze più o meno sostanziali rispetto alla prima versione, il disco resta un ottimo esempio di come si possa sposare il glam rock degli anni settanta con la psichedelia più acida e il krautrock, dando vita a un sound “spaziale” che riconcilia con un certo tipo di pensiero musicale libero e liberatorio.
Da un punto di vista strettamente commerciale la Redux version presenta una rimasterizzazione completa dei brani, ed è disponibile sia nella versione più “convenzionale” in CD che in quella limitata in vinile viola.
Nake “Nake” – Autoprodotto
Album omonimo di debutto per il quartetto di Copenhagen dei Nake, autori di un [riporto la definizione che danno loro stessi] “heavy post-rock strumentale” caratterizzato da grandi passaggi sonori strumentali che spaziano tra ritmiche più serrate e dilatazioni più che mai intimistiche.
Il tutto con il risultato di aver dato vita a un sound personalissimo, a cavallo tra chitarre e synth, che inquadriamo come una fuga dai canoni del post rock più statico. Un sound di ricerca che strizza l’occhio al progressive “colto”.
Scelta che, però, alla lunga [vista anche la durata dei brani] rischia di arrivare piuttosto freddamente. Un album che ha il solo difetto di aver scelto la ricerca sonora a discapito dell’immediatezza e dell’impatto. Un disco che, in questo momento mio personale, suona alla grande, ma finisce per essere troppo raffinato.
Robots Of The Ancient World ”3737” – Small Stone Recordings
Già dalla scelta del titolo emerge la cura per i dettagli degli statunitensi Robots of the Ancient World. “3737” non è solo la durata dell’album in minuti e secondi, ma un forte richiamo alla numerologia.
E in particolare alla teoria secondo cui gli “angeli custodi” tentano di comunicare con noi attraverso i cosiddetti “numeri divini”, vale a dire la ripetizione delle cifre, inquadrabile, stando ai testi sacri in materia, come “la magia sta bussando alla mia porta”.
Il quintetto di Portland, Oregon, riesce a tenere a distanza i cliché – odiosi – dello stoner, allontanandosi decisamente dal desert sound per sposare un approccio decisamente più immediato che richiama la scena scandinava.
E lo fa con un album che, a distanza di tre anni dal fortunato debutto di “Mystic Goddess”, mette la band nella condizione di dover guardare al prossimo album come al più importante della sua carriera.
Softenon Babe ”De Morte Per Ciborum” – 999 Cuts
”De Morte Per Ciborum” rappresenta il primo vagito per Softenon Babe, progetto dal grande spessore che racconta – autobiograficamente – i limiti di un’esistenza condizionata dalla disabilità.
Fare musica per Emma è il modo migliore per esorcizzare i propri demoni e per abbattere i muri che la società negli anni non ha mai smesso di erigere cercando di escluderla. Softenon è il nome commerciale del Taliomide, farmaco usato nella seconda metà del novecento per lenire le nausee mattutine delle gestanti, che alla lunga ha finito per determinare malformazioni congenite riscontrate – purtroppo – soltanto alla nascita.
L’EP – concettualmente ispirato alle epidemie che nella storia sono state legate al cibo – è un’immersione che sfiora i venti minuti in un cupissimo death industrial dalle forti sfumature dark ambient.
Un ascolto che – come per le tracce pubblicate precedentemente – rappresenta un mondo tutt’altro che confortevole e accogliente, ma necessario per esorcizzare l’esistenza e provare a superare – insieme a lei – tutti i limiti dietro cui siamo soliti nasconderci. Edizione limitata in CD-r a opera della 999 Cuts.
Vitskär Süden “Vessel” – Ripple Music
Il legame ideologico tra Vitskär Süden e le opere di H.P. Lovecraft è da sempre forte e chiaro. Sin dagli esordi del 2020 la band californiana ha messo nero su bianco quelle che sono le proprie radici culturali. E continua a farlo con questo recente “Vessel”, da poco uscito per Ripple Music. Non a caso il primo estratto “R’lyeh” deriva il proprio nome dalla città sommersa dove dimora Cthulhu.
Quello che abbiamo tra le mani è un album evocativo che fa dell’eterogeneità – esattamente come solo le novelle di Lovecraft sanno essere – il proprio punto di forza. Un album in cui tutto cambia, da un momento all’altro, spostando la narrazione da un piano e una dimensione all’altra.
Decisamente più atmosferico, se raffrontato col passato “Vessel” mostra un lato progressive che al momento sembra essere la strada scelta dalla band per il futuro in arrivo.