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Recensione : The Queen Is Dead Volume 106 – Amorphis, Arka’n Asrafokor, Pia Isa

The Queen Is Dead Volume 106 : Amorphis, Arka’n Asrafokor, Pia Isa

The Queen Is Dead Volume 106 – Amorphis, Arka’n Asrafokor, Pia Isa

AMORPHIS

Gli Amorphis festeggiano il trentennale dall’uscita del fondamentale “Tales from the thousand lakes” risuonandolo dal vivo al Tavastia club di Helsinki. Il disco uscito nel 1994 è stato il primo grande successo del gruppo, il lavoro che li ha fatti notare la grande pubblico del metal e non solo.

Questo rivisitazione dal vivo esce per la Reigning Phoenix, e mostra in tutta la sua bellezza l’incontro fra i vecchi e nuovi Amorphis. Con il trascorrere degli anni gli Amorphis hanno cambiato il loro suono, tracciano una parabola molto importante nel metal contemporaneo. Con il loro folk metal frammisto al prog death metal hanno ammaliato almeno una generazione, e tantissimi metallari odierni potranno affermare che il loro ingresso nel metal è stato con “Tales from the thousand lakes”, un disco dal grande fascino che qui cogliamo ancora di più grazie a rimaneggiamenti molto belli e che ampliano maggiormente il lato folk e prog del disco.

Il disco e il blu ray ci riportano un’esibizione pressoché perfetta davanti alla platea di casa, in un binomio perfetto, perché il motore primo dell’ispirazione e dell’amore degli Amorphis sarà sempre la loro terra, la Finlandia, colei che ha dentro di sé mille storie e mille vite.

Trent’anni dopo, suonato dagli Amorphis di oggi “Tales from the thousand lakes” è, se possibile, ancora più bello ed affascinante, un disco che racchiude una poesia che diventa musica e viceversa, in un gioco di specchi che diventa apertamente meraviglia in molti passaggi, portatori di un folk prog metal che sanno fare solo loro.

Certamente in una carriera lunga più di trent’anni la qualità non è sempre stata al livello di questo disco, ma qui i sono gli Amorphis che chiudono un cerchio prefetto, e lo fanno con eleganza e magia.

ARKA’N ASRAFOKOR

Dalla Finlandia arriviamo direttamente in Africa, e più precisamente in Togo (stato dell’Africa occidentale, ex colonia francese, compreso tra il Golfo di Guinea, il Ghana, il Benin e il Burkina Faso ), per ascoltare il nuovo disco “Dzikkuh” degli Arka’n Asrafokor, che esce per Reigning Phoenix.

I nostri hanno fatto il loro esordio discografico nel 2019 con “Zã Keli” e in molti si erano accorti di loro, e questo ultimo lavoro apparecchia tutto per farsi conoscere a livello mondiale. Gli Arka’n Asrafokor sono un gruppo molto interessante ed unico, riuscendo a fondere in maniera molto particolare, death metal, nu metal, thrash metal e sonorità africane, possedendo un timbro ed un incedere musicale che non ha eguali.

Il disco è ricchissimo, il gruppo in ogni canzone infonde sempre qualcosa di speciale, caratterizzando in positivo ogni pezzo, rendendo un grande quadro d’insieme. “Dzikkuh” è un lavoro curato molto bene, dove ogni componente porta il suo fondamentale contributo, capitanati dal fenomenale Rock Ahavi alla voce e alla chitarra, suo fratello Enrico secondo cantante,percussionista e tastierista, poi al basso Francis Amevo, alla batteria Richard Siko e per chiudere percussioni e voce pulita Mass Aholou.

Messi assieme raggiungono vette molto alte, il disco è molto vario e divertente, con un vago sentore nu metal in primi primi anni duemila, ma non c’è nulla di nostalgico o di retrogusto amaro, è qualcosa di nuovo che parte da lontano. Il bagaglio culturale africano è ben presente e si sposa alla perfezione con il metal degli Arka’n Asrafokor, creando qualcosa di molto interessante e piacevole, a prescindere dall’esoticità.

PIA ISA

“Dissolve” è il secondo disco solista sulla lunga distanza su Argonauta Records per Pia Isa, già bassista dei Superlynx, ed ora attiva con un nuovo progetto chiamato SoftSun con Gary Arce e Dan Joeright. Il nuovo disco di Pia Isa è un rituale di musica lenta, distorta, droni psichedelici con litanie cantate dalla sua bellissima voce sacerdotale.

La sua visione musicale è assai larga, e comprende molti generi e sottogeneri musicali. Si parte dallo stoner, si passa per il doom per arrivare al drone, vera e propria specialità della casa. Non c’è fretta, qui si scava in profondità nota dopo nota, giro dopo giro. Come una poetessa scrive i propri versi Pia Isa incide nei solchi la sua eredità musicale e spirituale, come polvere che si solleva dal pavimento per sollevarsi in aria e fluttuare senza soste, la sua musica si innalza nell’etere e non scende mai, portando tantissimo all’ascoltatore.

Non è musica per tutti, è un rituale dronico che è indicato per chi vuole scoprire e vivere qualcosa di nuovo, facendosi guidare da una sciamana molto esperta e potente come Pia Isa. Disco etereo e bellissimo, profondo e dolce come le litanie delle sirene. Accompagnano Pia Isa in questo ottimo progetto Gary Arce (Yawning Man, Fatso Jetson e Big Scenic Nowhere) alla chitarra in sei delle otto canzoni, la batteria e la produzione sono a carico di Ole Teigen già con Pia Isa nei Superlynx.

 

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