Non si è mai abituati a ricevere le brutte notizie, soprattutto quando riguardano personaggi, musicisti e/o band molto amate e stimate della scena rock ‘n’ roll mondiale, e già all’inizio del mese scorso eravamo stati travolti da un evento orrendo quale è stato leggere della morte di Steve Albini. Ma, agli inizi di questo mese, un altro tristissimo avvenimento è arrivato a sconvolgere la nostra comunità: quello della improvvisa e prematura dipartita di Ranch Sironi, giovanissimo bassista degli heavy/psych rockers californiani Nebula, che ci ha lasciati a soli 32 anni in Italia, a Roma, mentre la band era in tour e aveva in programma delle date nel nostro Paese. Una tragedia tremenda, se si considera che, già lo scorso anno, il power trio aveva già dovuto fronteggiare la perdita di un altro bassista, Tom Davies, anch’egli scomparso in giovane età. Una sorta di “maledizione” che può minare gli equilibri e compromettere la stessa sopravvivenza di un gruppo, costretto a fare i conti con un macigno emotivo e una mancanza di alchimia e chimica musicale-umana che, se non si ha le spalle abbastanza larghe, potrebbe anche non essere superata e portare agli scioglimenti.
Con la più viva speranza che ciò non accada, e che i losangelini, in qualche modo, riescano ad andare avanti nel proprio percorso, la vita, come la musica, va avanti e oggi è stato pubblicato, dalla label italiana Heavy Psych Sounds, uno split album condiviso proprio tra i Nebula e i romani Black Rainbows, heavy psych/stoner/space ensemble (Gabriele Fiori al songwriting, chitarra e voce, Edoardo “Mancio” Mancini al basso e Filippo Ragazzoni alla batteria) formatosi nel 2005 e con ben nove Lp all’attivo.
Questa abbondante mezz’ora di high-energy joint venture dal lungo titolo, “In Search of the Cosmic Tale: Crossing the Galactic Portal” (e dallo splendido artwork a cura di Simon Berndt) presenta tre brani per ciascun combo, coi Nebula che hanno proposto “Acid drop“, “Eye of the storm” e “Ceasar XXXIV“, composte appositamente per l’occasione (e che restano, sfortunatamente, le uniche incisioni in studio con Sironi) con Eddie Glass e soci a confermare la loro consueta formula a base di fuzziness e potenza heavy/hard/pysch rock, non disdegnando divagazioni spacey, mentre i nostrani Black Rainbows hanno inserito tre canzoni (“The secret“, “Thunder lights on the greatest sky” e “Dogs of war“) provenienti dalle sessioni di registrazione del loro ultimo, acclamato full length uscito lo scorso anno, “Superskull“, con un sound fortemente imparentato con lo stoner rock dei Nineties, tra riffoni saturi reiterati e trip space/psych.
La fiaccola dell’heavy-psych rock (concedendoci una metafora sportiva, visto che siamo a ridosso dei giochi olimpici) viaggia tra “vecchio” e “nuovo” mondo a colpi di suoni slabbrati e atmosfere distorte, confidando nell’auspicio che queste due band-tedofori proseguano il loro cammino, illuminando il viaggio di un amico andato via troppo presto (rest easy, Ranch!) e tengano accesa la fiamma della passione ancora per tanto tempo.