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Recensione : The Queen Is Dead Volume 108 – Meifu, Spiral Grave, Sarajah, Di’aul

In questo nuovo volume presentiamo alcune fra le uscite estive dell'Argonauta Records, ed è sempre un bel sentire.: Meifu, Spiral Grave, Sarajah, Di'aul

In questo nuovo volume presentiamo alcune fra le uscite estive dell’Argonauta Records, ed è sempre un bel sentire.

MEIFU

Dopo cinque anni di note, rumore e tanti concerti il gruppo fiorentino Meifu da alle stampe per Argonauta Records il debutto “Haunted dreams”. Il gruppo è formato da Edoardo (Lord Elephant, Necromorbid, Sickening), Tommy (ex-Vij), Genia (Dragnet, ex-Vij) e Mari (Sorelle Trapasso). La loro formula rumoristica è uno stoner sludge con forti componenti doom con una voce femminile che ti devasta dentro, furia dentro la tempesta. La musica dei Meifu è psichedelia pesante e senza salvezza, è fatta per portarti lontano, bassi e chitarre ribassate che influiscono come sostanze psicotrope.

Rispetto al demo del 2022 il gruppo è cresciuto notevolmente, e con calore analogico ci porta questa musica che è molto primordiale, viscere che arrivano da un tempo lontano ed urlano ancora. Ci sono molti gruppi del panorama psichedelico altro che esplorano lembi diversi di questo universo, i Meifu viaggiano come antichi astronauti fra rovine di tempi passati e cataclismi futuri, Kolosimo musicali che dicono tantissimo mentre noi chiudiamo gli occhi e li ascoltiamo, rapiti da entità per le quali loro sono un tramite.

Esplorazioni, rituali, devastazioni psichiche per un gruppo che è tutto da scoprire e da farsi entrare dentro e chiudere gli occhi, lasciandosi andare.

I musicisti coinvolti hanno un’ottima e varia esperienza musicale e i Meifu arrivano al momento giusto soprattutto per noi ascoltatori, travolti da tantissimi dischi, ma solo pochi valgono la pena e questo è sicuramente uno di quelli.

SPIRAL GRAVE

Tornano gli americani Spiral Grave con il nuovo lavoro “Ill repute”. Dopo il loro debutto sempre su Argonauta Records dal nome “Legacy of the anointend” il gruppo formato da membri di Iron Man e Lord tornano con un disco poderoso composto durante la pandemia.

Il covid è stato un flagello per molti musicisti, ma anche un’immensa risorsa di ispirazione e anche di tempo. Costretti al domicilio i musicisti hanno cominciato a suonare e comporre, alcuni con molto più tempo libero di prima e in questi anni ne stiamo vedendo i risultati. “Ill repute” è un gran bel disco di doom e metal classico, con la voce di Dee Calhoun, che abbiamo apprezzato anche nei suoi dischi solisti, che si innalza in alto supportata da un gruppo di tutto rispetto come Willy Rivera alla chitarra, Louis Strachan al basso e Jason “Mot” Waldmann alla batteria. Il suono del gruppo è molto originale e si può racchiudere nei generi e sottogeneri succitati ma c’è molto di più, dato che gli Spiral Grave sono un gruppo che parte dalla tradizione doom ma la innova a modo suo.

Il punto di partenza è il doom del Maryland, il loro stato, che è qualcosa di differente esistendo una scena coesa e molto valida. Il disco si sviluppa molto bene e spesso prende direzioni inaspettate, e ciò è dovuto alla bravura compositiva e tecnica del gruppo, per un doom metal originale e che non annoia mai, con i tempi giusti e prodotto molto bene.

Un secondo disco più che positivo per un gruppo che anche se è solo al secondo episodio discografico è già sinonimo di qualità e coinvolgimento sonoro.

SARAJHAH

I più attenti amanti della scena doom metal europea qualche anno avevano sicuramente apprezzato la band finlandese Fimir e il suo debutto “Tomb of god” uscito per Argonauta Records nel 2021 e molto apprezzato da pubblico e critica.

Ora due membri dei Fimir il batterista H. Wizzard e il cantante Magus Corvus si sono uniti ai Sarajah gruppo doom metal fondato nel 2020 dal chitarrista J.H. Lo scopo del gruppo è di suonare doom metal partendo dai Black Sabbath, dai Trouble e dai St. Vitus com riferimenti sonori, per diffondere la cultura mitologica del grande nord. I Sarajah riescono in pieno nella loro missione e questo disco omonimo è il loro debutto su Argonauta Records.

Il suono è la cento per cento doom tradizionale con sfumature heavy metal, un fluire pieno, lento e possente, con la forza del doom classico e la maturità di musicisti che sanno sempre cosa fare e sanno dove vogliono andare. I temi sono quelli della mitologia nordica, si sente chiaramente che i Sarajah sono figli del grande nord e ne vanno fieri. Nel disco ci sono inoltre anche stacchi atmosferici come nella traccia “Home of Arktos”.

La melodia esce spontanea in molte delle loro tracce, conferendo maggiore epicità che è lo spirito che aleggia per tutto il lavoro. Un debutto importante per un gruppo che nasce come gruppo c he vuole suonare dal vivo per esprimere tutto il proprio potenziale, e ne hanno tanto. Disco per gli amanti del doom tradizionale visto con ottica moderna e mai ovvia.

DI’AUL

Disperazione, allucinazione, vita aliena terrestre, caverne, cunicoli e polmoni sfrangiati, in due canzoni gli italiani Di’Aul tornano con un ep dal nome “EP II” per MooDDoom Records, anticipazione del disco “EvAAvE” che uscirà a fine anno e che sarà il successore dell’acclamato “Abracamacabra” uscito due anni or sono. Questo nuovo progetto sonoro ruota intorno al femmineo e alle sue accezioni slegate dal concetto di genere, e si va veramente nel profondo dei nostri archetipi.

La prima traccia “Azazel” è un pezzo che sembra preso da “In utero” dei Nirvana ( ennesimo capolavoro di Steve Albini alla consolle), e reso più lento e penetrante come un mantra drogato che ti entra dentro e non ti lascia più, traccia davvero notevole. La seguente “Gologotha” è un incedere allucinato fra le rovine, i sassi spaccati e il sangue da qualcosa di tremendo che ha colpito durissimo, e forse era meglio morire piuttosto che sopravvivere.

I riffs di chitarra sono taglientissimi, dun po’ sludge un po’ grunge altro. Il quartetto milanese è uno di quei rarissimi gruppi che riescono a non sbagliare quasi mai disco, e questo ep di due pezzi annuncia qualcosa di grande che arriverà in seguito, facendo crescere notevolmente le aspettative per il prossimo disco.

Un gruppo mai ovvio che trae ispirazione per i testi da scritti di autrici come Sylvia Plath, Amelia Rosselli, e Virginia Woolf, cogliendone gli anfratti più nascosti. Disco che ha dentro di sé tantissime cose del passato viste con orecchio moderno e consapevole dei tempi che stiamo vivendo.

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