Premetto che gli Aware sono una band che mi sta particolarmente a cuore, in quanto amici, compagni di saletta, e per un paio di date mi sono pure ritrovato a imbracciare il basso assieme a loro. Quindi non sarà forse la più “super partes” delle recensioni, però fidatevi lo stesso, gli Aware spaccano. Nati dalle ceneri degli Injection (Roby e Fraz , rispettivamente chitarra e batteria), e arruolati Andrea (voce e chitarra) e Valerio (già voce e basso dei meglio doomers della situa, i Sator), sono in giro già da qualche anno. Finalmente la band genovese, ha messo assieme un po’ di pezzi del precedente demo con nuove composizioni, e ha tirato fuori Gloom Box, 13 pezzi per poco più di 24 minuti. Con l’aiuto dell’ormai official producer della scena punk genovese, il mitico Berna (K Studio), Gloom Box tira fuori il meglio della melodia e della velocità che contraddistingue gli Aware , lasciando però il suono ruvido e punk. Senza quindi scadere nel sound post 2000 che ha un po’ rovinato questo filone, ma anzi restando saldamente ancorato agli anni ’90, dove le melodie erano belle anche quando erano sporche.
Velocità e melodia appunto, con la voce principale di Andrea, alta e disperata che si intreccia con il tono più basso di Roby e lo scream di Valerio, su un tappeto di chitarre complementari tra loro , un basso ultra presente e virtuoso, e una batteria che va come un treno. Se avete amato il sound della Fat Wreck degli anni d’oro, qua c’è tutto quello di cui avete bisogno, con una strizzata d’occhio anche a Rise Against e cose un po’ più recenti.
Avete presente quel live dei Social Distortion in cui Mike Ness dice “ Hey guys you wanna hear an happy song? I’m sorry but we don’t do no happy songs”. Ecco, nemmeno gli Aware. I testi sono un bellissimo concentrato di storie personali, delusioni e incazzature, amicizie vere e finte, e tutto quello che prova un punk rocker che ha superato i 30 anni. Quando ci si accorge che purtroppo il nostro pessimismo da sedicenni era ben fondato e che avevamo ragione noi. Dalla disillusione di Headache e Falling Down, al realismo di Comfort Zone, al rifiuto di vivere secondo i canoni sociali altrui di Pathetic Life, Ambitions e Better Wrong, le ritmiche veloci e i continui stop and go/breakdown fanno venire voglia di spaccare tutto.
Questo è un altro album che non va ascoltato in maniera superficiale, ma va letto, assorbito e metabolizzato. Gloom Box riesce ad essere melodico ma mai ruffiano, emo-tivo ma non piagnone, personale ma incazzato (ascoltate a tutto volume “What we do(wrong) is secret” e ditemi se sbaglio). Insomma è un vero disco punk al 100%. Se vi siete rotti il cazzo degli album con suoni di plastica e produzioni che sembrano fatte con la AI, procuratevi gli AWARE.
“Now it’s all “who’s your friend?” Who you are”
Music is not the main thing
Music is who plays it
Individualism killed punk rock
Individualism Killed our souls”