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Recensione : UPPLOPPET – ROAD RUNNER

UPPLOPPET – ROAD RUNNER

Dissetante e corroborante come una bella birra ghiacciata, scende giù che è un piacere l’high-energy rock ‘n’ roll che schizza fuori da questo “Road runner“, album di debuttouscito ad aprile di quest’anno su The sign records – degli Upploppet, giovane combo svedese che trae ispirazione sonora da Sonics, MC5, New Bomb Turks e dai colleghi scandinavi Hellacopters, Gluecifer, Backyard Babies, Hives e Turbonegro.

Con queste elettriche premesse, il quintetto di stanza a Göteborg (composto dal frontman Christopher “Nev” Svensson, coadiuvato da Fredrik Hedendahl alla chitarra e voce, Albin Esping alla chitarra, Felix Ljunggren al basso e Kristoffer “Kiffe” Olsson alla batteria) bada alla sostanza e in meno di mezz’ora scarica addosso all’ascoltatore un ruspante high-octane R’N’R distillato in dieci brani compatti e coinvolgenti.

Il disco è un continuo omaggio al rock ‘n’ roll old school (quello del trentennio che va dalla fine dei Sixties alla fine dei Nineties) con evidenti influenze à la Hellacopters (soprattutto in “Golden eyes“, che sembrerebbe quasi uscita dalla penna di Nicke Andersson, e anche nella rovente opener “State of mind“, in “Bullets” o “Thinking of me“) garage/glam (“I want to love you“, “Ibuprofen“, canzone-farmaco utile magari per far passare le sbronze) trascinante punk rock da pogo selvaggio (“Run like the wind“, “Bombay boogie“) Stones fattoni presi a calci in culo da MC5 e Radio Birdman (“Punk rock lead“) fino alla “falsa partenza” acustica della conclusiva “I came, I saw, I left” che poi deflagra in un hard rock stradaiolo.

Quando si tratta di far ruggire le chitarre in un furioso turbinio di sporco rock ‘n’ roll, la Scandinavia/Svezia si fa sempre trovare pronta. Cosa ve ne fate della reunion degli Oasis (o di qualsiasi altra pagliacciata milionaria della rockstar del cazzo di turno) quando potete godere di dischi come “Road runner”? Gli Upploppet sono una piacevole scoperta.

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