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Recensione : The Queen Is Dead Volume 129 – Reese, Zed & Dalia Nera, Deep Valley Blues.

Come capita sempre più spesso, non per nazionalismo ma perché in Italia nell'underground ci sono ottime cose, in questa puntata ci sono tre gruppi italiani : si parte con i vicentini Reese e il loro post hardcore misto ad emo, seguono i siciliani Zed & Dalia Nera che sono un gradito ritorno, e chiude l'heavy blues maledetto dei calabresi Deep Valley Blues.

Come capita sempre più spesso, non per nazionalismo ma perché in Italia nell’underground ci sono ottime cose, in questa puntata ci sono tre gruppi italiani : si parte con i vicentini Reese e il loro post hardcore misto ad emo, seguono i siciliani Zed & Dalia Nera che sono un gradito ritorno, e chiude l’heavy blues maledetto dei calabresi Deep Valley Blues.

REESE

Terzo lavoro in studio sulla lunga distanza per i vicentini Reese, il titolo è “Long streets”, ed esce per Octopus Rising, nuova etichetta e nuova avventura sonora targata Argonauta Records. Il gruppo suona un metal alternativo, molto vicino al post hardcore e all’emo americano dei primi duemila, il tutto è fatto con un tiro originale, fresco e molto pop. I ritornelli delle canzoni di questo disco sono di quella categoria da cantare a squarciagola sotto il palco e nelle vostre case. I Reese possiedono una grande energia che si sposa con un’ottimo uso della melodia, e attraverso un’ottima produzione tutto si amalgama molto bene e il risultato è devastante.

La voce del cantante Carlo Sturati è perfetta nel portaci nell’occhio del ciclone musicale chiamato Reese, perché questi vicentini, arrivano, conquistano e rilanciano. Il suono e l’immaginario che sta dietro sono molto americani, con quelle aperture melodiche alternate a cavalcate pazze sulle praterie dell’hard rock e dell’alternative metal. Il tiro generale del disco è dalle parti dell’alternative metal più fresco e moderno, con qualche forte reminiscenza grunge come il pezzo ” Post-It”, traccia che rende perfettamente l’idea di cosa sia questo disco, melodia, lacrime, sorrisi e tanta passione e voglia di raccontarsi e raccontare.

La gavetta e la ricerca musicale sono nel dna di questo gruppo, che ha messo volontà e capacità in tutte le canzoni e in tutte le note di questo disco, che è un nuovo inizio per loro, con una nuova etichetta e, si spera e se lo meriterebbero fortemente, anche una nuova ampia platea che possa godere della loro musica. “Long streets” è un disco che scorre benissimo e che ha una grandissima forza che parte dal suo interno per irradiarsi ed arrivare all’ascoltatore che ne viene piacevolmente travolto, con un retrogusto alternative metal americano primi anni duemila molto piacevole.


ZED & DALIA NERA 

“Asocial network” per Buil2Kill Records è il ritorno del gruppo siciliano Dalia Nera in combutta con Zed, già loro frontman in precedenza. Il gruppo siciliano vanta una lunga storia cominciata nel 1999 da un’ idea del chitarrista  Tuccio Scarso inizialmente come band dalle sonorità post-grunge, stoner-rock. La scelta del nome è stata ispirata dall’ omonimo romanzo noir di James Ellroy che tratta del noto delitto irrisolto di Elizabeth Short.

I nostri musica facendo inglobano anche il cantante Zed nelle loro fila, per poi separarsene e infine ritrovarlo per una nuova avventura sonora. Le particolarità musicali del gruppo sono molte, il loro spettro sonoro va dal prog metal, per arrivare a cose ancora più tecniche come il djent, e come struttura portante sempre il metal, vero e proprio collante sonoro del gruppo. La musica del gruppo siciliano vaga libera, passa oltre generi e sottogeneri per arrivare ad un qualcosa di veramente libero e possente.

La miscela sonora creata dalla voce di Zed si incontra alla perfezione con la musica del gruppo, sempre molto tecnica e al contempo capace di scatenare molte emozioni, riuscendo ad instaurare con l’ascoltatore un rapporto molto particolare e stretto. Zed & Dalia Nera ci accompagnano per mano nei meandri più nascosti della nostra società, quel non visto che sta dietro allo scrolling dei social in pausa pranzo, alle ipocrisie e bugie che raccontiamo a noi stessi e agli altri, nella continua speranza di essere accettati per ciò che non saremo mai.

“Asocial network” è un disco che colpisce per forza, vitalità e varietà sonora, con il giusto bilanciamento fra classicità ed innovazione, un turbinio sonoro che non si ferma mai, un progressive altro che semina buone sensazioni attraverso una musica mai comune o scontata. La nuova fase della collaborazione fra Zed e i Dalia Nera comincia nel migliore dei modi possibile.


DEEP VALLEY BLUES

Nuovo disco per il gruppo di Catanzaro, Deep Valley Blues per Argonauta Records. “Sangue e veleno” è una cavalcata nella polvere del deserto, un giro in una palude del delta di notte, un continuo scappare dai demoni ai quali si è promessa l’anima. Nati nel 2016 da un’idea di f Umberto Arena, Giando Sestito, Giorgio Faini e Alessandro Morrone, il gruppo ha macinato maledizioni e musica ad alto valore di ottani, cominciando con il debutto discografico “Demonic sunset” e poi con il secondo “III” nel 2021, mettendo in mostra tantissime cose positive. Il loro suono è una miscela potentissima di sangue e veleno, come giustamente recita il titolo di questo gran disco.

La musica dei Deep Valley Blues ha nel suo profondo un blues altro nato nell’umidità del delta del Mississipi, suonato da demoni che hanno imparato a masticare note da Robert Johnson, e poi questi demoni si sono innamorati dello stoner e del desert rock, e così hanno fuso sangue e veleno. Le canzoni di “Sangue e veleno” sono costruite come se fossero jams suonate in scantinati fatiscenti e pericolanti, giri di chitarra che copulano con la ritmica e vengono fuori da altre dimensioni, fortemente voodoo.

La bravura e la passione immensa dei Deepe Valley Blues danno vita ad un disco molto molto divertente, pieno e profondo, che possiede il gusto ferreo del sangue e la dolcezza acidula del veleno, un viaggio fra le anime dannate e posti che sanno di zolfo.

I nostri fanno in pratica un genere inedito, anche se gli spunti sono ben conosciuti, e funzionano molto bene sia le canzoni in inglese sia quelle in italiano come la meravigliosa “Eternauta”. Tutto il lavoro ha un gran bel tiro, parte dall’heavy blues per andare fino allo stoner e al southern metal e anche southern rock, insomma i serpenti a sonaglio qui si divertono moltissimo. Molto accurata e assai adeguata a questi suoni la produzione, e il risultato è un disco da consumare ancora e ancora.

 

 

 

 

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