Preceduto dai succosi 7″ “Let me know“, “Please never change / You’ll really go” e “She’s wicked / Strychnine” nei tre anni intercorsi tra il penultimo full length “Funeral” (con, in mezzo, anche un disco registrato dal vivo a Madrid, “Live with the evil“) e questo nuovo album, “My last rock ‘n’ roll” ha visto la luce agli inizi di quest’anno (su Soundflat records) e rappresenta il nono lavoro sulla lunga distanza dei garage rockers spagnoli Smoggers.
Il quintetto originario di Siviglia (che vede nella line up: Fernando Jiménez alla voce, songwriting e armonica; Ana González all’organo e backing vocals; Oscar Valero “Mufas” al basso e backing vocals; Antonio León alla chitarra e backing vocals e David Martín alla batteria, percussioni e backing vocals) sulle scene ormai da oltre tre lustri, e dedito a un sound improntato sul garage rock revival di chiara matrice Fuzztonesiana, ha abbandonato del tutto l’idioma iberico, nel canto, adottando definitivamente la lingua inglese (e anche se la pronuncia non è perfetta, chissenefrega).
Sorretto, come di consueto, dal pulsante e onnipresente organo Vox di Ana a irrobustire una formula sonica a base di assalti chitarristici fuzz-punk, beat primitivi, vocals sguaiate, una poderosa sezione ritmica e un immaginario “dark” dal feeling gotico e sinistro, il sound corposo della band riparte dall’opener “Don’t try to help me anymore” che riprende gli stilemi sonori del combo di Rudi Protrudi, urticante al punto giusto, seguito dalle successive “Looking for a lie” e “You got it“, col Vox Doorsiano di Ana a guidare le elettriche danze; le esuberanti “Hate your smile” e la title track (di gran lunga i brani migliori del lotto) fanno da contraltare a momenti più elaborati (come nel caso di “Let me down” o “A travel with Mary“, sempre a metà strada tra ‘Tones ed echi psichedelici à la Manzarek/Doors) passando attraverso una “Time to dream” che trasuda Sixties garage rock, una “It’s too late” rinforzata dall’ospitata di Israel Ruiz “Indy Tumbita” alla chitarra, fino alla conclusiva, lugubre “Do you smog on my grave?“.
Sperando che non si debba davvero interpretare alla lettera il titolo di questo long playing, ci auguriamo vivamente che “My last rock ‘n’ roll” non sia l’ultima fatica degli Smoggers, invitandoli, anzi, a proseguire lungo questi sentieri lontani dal glamour e dall’immondizia del mainstream (no, non li troverete in cima alle classifiche degli artisti più ascoltati dalla gggente nei “recap” di fine anno sulle solite, arcinote piattaforme di musica liquida) che alla fine, al netto delle vagonate di merda, sudore, sangue e scazzi (inevitabili da sopportare per chi non si è venduto l’anima al grande business discografico, non riesce a soprav-vivere economicamente con la propria passione, ma si sbatte ugualmente nel portare in giro la propria musica) valgono la pena di essere battuti, tra i contachilometri usurati dei furgoni scassati on the road e la gratificazione delle persone reali che vengono a sentirti suonare dal vivo e ti apprezzano per quello che sei e non per l’apparenza mediatica. Yeah baby, fuzz me in the cave!