Hardcore hip hop per pochi, violento e veritiero, bellissimo, ossessivo e oscuro, non si può non amarlo se non vuoi etichette e tanta finta bontà e correttezza. Lotta musicale armata e che non ci intrattiene ma che sostiene il caos, ascoltare “Cieli rossi” che è una delle canzoni politiche più belle degli ultimi trent’anni.
Nuovo lavoro per il furioso Perry Watt, della crew Sezione Aurea di Asti, “Uno contro uno contro tutti”. Hardcore rap crudo e vero, Perry continua nella sua opera di demolizione della nostra concezione di hip hop come porto sicuro, qui ci sono sangue e merda. Sotto la superficie levigata del rap da alta classifica, sotto anche il rap underground che è pure quello un mercato, c’è un interstizione, un fastidioso buco nel muro dove si trova Perry Watt e tanti altri, come Vashish, i savonesi Nor e Dsa Commando, Fiorello Mannaia e pochi altri. In questa interstizione musicale Perry usa il rasoio di Ockham pere sgozzare la nostra realtà e chi gli si para davanti. E il primo a pararsi davanti è il nostro ego, una componente importante nel fare hip hop, che è il primo ad essere spazzato via.
Ogni nota, ogni barra è un qualcosa che viene da lontano, un valanga che cresce dai tempi di Lou X, passando per l’Unione Sovietica, bagnandosi nelle pozze di sangue della nostra attualità corretta, in un immaginario politico e musicale molto composito. A partire dal logo Perry Watt ci mostra che parte da un sostrato hardcore, metal e punk, e anche la sua lirica è violenta e tagliente, la voce quasi metal, e sembra una voce che ne contiene tante altre, quelle che non possono parlare, e lo fa Perry per loro.
Non è un disco che potrà vantare il bollino del politicamente corretto e nemmeno quello di approvazione di ciò che rimane della sinistra o dei suoi movimenti. Opera complessa e neorealista, parla di tantissime cose, a partire dall’attualità e questo governo di tecno fascisti che partendo dalle sezioni di Colle Oppio e salvando sempre il culo ai Nar stanno comandando il paese, e l’interpretazione che ne dà Perry è complessa come è giusto che sia, infatti c’è il rifacimento di “A noi!” dei Disciplinatha, il più grande e forse unico gruppo punk italiano. I Disciplinatha sono stati odiatissimi, ma non sono mai stati compresi, dato che sbattevano in faccia al finto alternativo la vera faccia di questo paese che è profondamente fascista, altra faccia della medaglia dei Cccp che pigliavano beatamente per il culo la sinsitra italiana che li ha elevati a idoli, mentre la smontanvano pezzo per pezzo, anticipandone la fine.
In questo pezzo c’è tutto lo spirito dell’assalto sonoro e lirico di Perry Watt, che come i Disciplinatha ha capito in profondità cosa sia l’Italia e questo paese è rappresentato molto bene anche tuttora nella conquista dell’Etiopia e della Somalia, dove abbiamo massacrato e stuprato dei poveracci, più poveracci di noi, come continuiamo a fare anche ora, e lo chiamiamo Impero o Piano Matei, dipende dai tempi, e questo pezzo è anche il manifesto dei Perry Watt, con rime bellissime e uno skit finale di Pozzetto clamoroso. La rabbia è tanta, e qui esce tutta, mediata dai pregi e da difetti di Perry Watt, che mostra di essere molto versatile, dato che rappa in maniere molto diverse, passando dai pezzi come la iniziale “Piemonte violento “ che vede la partecipazione di M.d.m.a. e la produzione di Alberto The Crippler ed è veramente un gran pezzo, a “Pubblico di merda” feat. Diarel che è uno dei pezzi più notevoli del disco che è già notevolissimo.
Le basi e la produzione è pressoché perfetta, grazie anche la mix e al master di Carlo Altobelli al Toxic Basement Studio. Questo disco è il film e la colonna sonora della guerra che viviamo ogni giorno, sia quella contro noi stessi sia quelle guerre che viviamo nel nostro mondo, perché i massacri non avvengono solo nel terzo mondo, ma questa stessa società vive di sangue e sacrifici rituali, dal nostro posto di lavoro alle nostre famiglie. Il nostro problema è che pensiamo di vivere in pace e ci comportiamo di conseguenza, come se tutto fosse regolato dalle progressive sorti del genere umano, mentre in negativo si può vedere il sangue scorrere ogni giorno, e lo chiamiamo piccoli problemi, tanto c’è il fine settimana. Perry Watt, come i menestrelli medioevali o i cantori non omologati di tutte le epoche, ci ricorda che la realtà è ben diversa, e che la guerra sacra del rap volendo la si può ancora combattere, contro il capitale e la razzia del nostro pianeta ma anche contro lo schifo che facciamo noi stessi.
Qui non c’è senso di superiorità, c’è solo tanto senso e tantissimo significato. Hardcore hip hop per pochi, violento e veritiero, bellissimo, ossessivo e oscuro, non si può non amarlo se non vuoi etichette e tanta finta bontà e correttezza. Lotta musicale armata e che non ci intrattiene ma che sostiene il caos, ascoltare “Cieli rossi” che è una delle canzoni politiche più belle degli ultimi trent’anni, e non come quelle buffonate senza senso e seguito che bolliamo come antifasciste e quindi ascoltabili.
Perry Watt – Uno contro uno contro tutti
Tracklist
1. Intro 03:00
2. Piemonte Violento 02:25
3. Eni, Gas & Duce 02:54
4. Pane e Profitto 02:38
5. A Noi! (Disciplinatha Tribute) 03:27
6. Bugie Da Bere 02:52
7. I Tre Porcellini 03:39
8. Noize Dee Skit 00:59
9.Pubblico Di Merda 03:25
10. Blue Whale 03:22
11. Il Cancro Di Gaia 04:22
12.Sacred War Skit 00:28
13. Cieli Rossi 02:55