Cosa saremo stati nella vita senza il rock’n’roll? Dei modaioli con barbe scolpite alla Stefano De Martino pronti per uomini e donne? Dei saccenti e insopportabili soloni con la risposta sempre pronta? Degli inappuntabili impiegati modello della ditta di famiglia con la macchina figa pagata a rate?
Chi può dirlo. Fatto sta che in noi il morbo ha attecchito subitaneamente, che già in tenera età la corrente ci portava a far parte della minoranza chiassosa e sboccata. Uso volutamente il plurale maiestatis per parlare dei Dandy Deads, band toscana di chi, come noi, ha inoculato dentro di sé la pervicace patologia succitata e non vuole saperne di mollare il colpo, di appendere gli strumenti al chiodo, di irrigimentarsi nel grigiore del piatto vivere quotidiano.
Votati al suicidio come impavidi kamikaze nipponici i nostri propongono sei brani pieni di passione, di sudore, di cheap thrills e di blank generation. Si comincia con Searchin For You ottimo esercizio alla New York Dolls / Heartbreakers non dimentico dell’essenziale influenza del garage punk, seguono la acidula, viziosa e lasciva I’m The Lover e Lower Down che raggiunge il suo apice quando i ritmi si fanno desertici.
Swingin London è straziami ma di baci saziami, mentre Hey Man – il mio brano preferito – è intriso del sixties revival più graffiante in stile Tell-Tale Hearts; chiude il tutto la suite in bilico tra roots e psychedelia Tuareg Broth, che rimanda ai primi Green on Red. Poco più di venti minuti di ottime vibrazioni supportate da una voce abrasiva e da una varietà di sonorità tipica di chi la sa lunga sull’argomento che intende maneggiare e plasmare.
Con un nome così Oscar Wilde sarebbe stato fiero di voi, ma anche io, nel mio piccolo, provo un’estrema gagliardia nell’annoverarmi fra i vostri estimatori.
The Dandy Deads
Tracklist:
1) Searchin For You
2) I’m The Lover
3) Lower Down
4) Swingin London
5) Hey Man
6) Tuareg Broth