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Recensione : Golden Shover – The Strange Case Of The Alaskan Dragon Breath

Appena avrete fra le mani questo album (e conto che ce lo abbiate molto presto ed in tanti) andate, per prima cosa, a dare un'occhiata alla facce dei componenti della band e noterete, come è capitato a me,due cose: a) vivono per il rock'n'roll b) sono dei pornofili.

Dal momento che ho notevole simpatia ed una naturale propensione per entrambe le categorie mi sono da subito accostato a questo disco con grande fiducia.
Se a tali premesse si aggiunge che il titolo in questione esce per i tipi di Area Pirata, etichetta che non ha mai pubblicato un album che non incontrasse il mio incondizionato favore direi proprio che il gioco è fatto.
Non resta che parlarne nel dettaglio di questa raccolta, mettiamola così, facciamo che l’ignaro ascoltatore sia l’avversario che deve incontrare la band su di un ring di pugilato.
Prima ripresa: trittico di diretti da paura, si comincia con il glam sparatissimo di Detroit ,si prosegue con La Muerte dove sembra di sentire i Rolling Stones posseduti da un’incontrollabile furia settantasettina e si chiude con il soul-punk deragliante di 1,2,3,4 dove ho scorto alcune similitudini con i Make-Up di sua maestà Ian Svenonius; l’ascoltatore barcolla ma è salvato dal suono provvidenziale del gong.
Fuori i secondi si ricomincia; il primo gancio lo sferra Bad Soul, un pezzo che non ha bisogno di descrizioni tanto è efficace nel farlo il titolo che porta, il secondo diritto al mento arriva da The Dio Serpente, il pezzo più garage dell’album (spesso sfocia nel beat) cantato in un italiano a tratti spiazzante: il malcapitato ascoltatore cade a terra ma riesce a rialzarsi, all’angolo dovranno fare miracoli per farlo proseguire.
Ma ecco arrivare a segno un preciso montante, Pussy Demolition dà una vita nuova al corpo agonizzante del blues rendendolo più attuale che mai: l’ormai barcollante ascoltatore è a un passo dal ko, il colpo decisivo lo riserva RnR, un brano classic rock da suonare dinnanzi ad una platea chiassosa di rednecks sfatti dall’alcool e dalla noia.
I Golden Shower hanno vinto l’incontro con irrisoria facilità e voi siete avvertiti: se siete delle mammolette cresciute a Orzobimbo e coccole della mamma questo disco non fa assolutamente per voi ma se, al contrario, alberga in voi lo spirito fighter che fu di Vito Antuofermo avete trovato pane per i vostri denti.
Non sarà facile reggere quindici riprese senza crollare, ma so che avete il coraggio e l’abnegazione per provarci.

GOLDEN SHOWER – pagina Facebook

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