“C’è sempre stata in Napolitano, funzionario di partito rigoroso
e fedele nell’applicazione dei dettati, un’attrazione verso
tutto ciò che con il Pci sembra non poter essere compatibile. La
sua autobiografia pubblica è costellata di incontri speciali che
tramanderanno di lui il profilo di un comunista anomalo, già
postcomunista senza mai diventare ex comunista.”
La spiegazione potrebbe essere nel paragrafo qui sopra, oltre che in tutto il libro. Napolitano è una garanzia per i nostri politicanti, è stato comunista migliorista, quindi critico verso il comunismo e nemmeno tanto comunista poi. Lui è stato soprattutto il rivendicatore della scelta industrialistica del P.C.I., rivendicando a piena voce la scelta di Taranto come polo siderurgico del sud. Napoliitano è stato l’alfiere di quel comunismo che vedeva nello sfruttamento del suolo e delle risorse naturali una priorità delle nazioni. Chessa spiega molto bene anche l’andatura ondivaga tenuta dal nostro negli anni del disfacimento del comunismo, come quando a capo della destra del P.C.I. si mobilita per far eleggere Cossiga alla presidenza della Repubblica. Fatta la tara alla vicenda, poiché la votazione per il presidente della Repubblica in Italia è qualcosa di inspiegabile con la logica, diciamo che un comunista che vota Cossiga…o non è comunista…o ha altri interessi ancora peggiori…
Questo libro è molto ben scritto ed esauriente, con dovizia di documentazione e serietà giornalistica. Insomma un libro da leggere, perché in fondo Napolitano è come gli stronzi. Sempre a galla.
Quindi un attacco a Napolitano potrebbe sembrare di parte, ma gli avvenimenti non cambiano poiché sono oggettivi.