I Murder Therapy concludono la loro parabola artistica portando a completamento la mutazione, in primis abbandonando il death degli esordi per approdare a sonorità più sperimentali e progressive (nell’accezione più vera del termine) e, infine, cambiando il monicker in Nero Di Marte; scelta azzeccata questa, sia per l’originalità che per la totale corrispondenza del colore citato con le tonalità plumbee che contraddistinguono questa nuova veste della band bolognese.
Attenzione: l’etichetta che talvolta le viene associata potrebbe ingenerare non pochi equivoci, leggi progressive metal e immediatamente pensi al virtuoso onanismo strumentale di Dream Theater e co. mentre quest’album autointitolato non potrebbe essere più lontano da certe fonti di ispirazione; semmai si potrebbero considerare i Nero Di Marte come un mostruoso leviatano frutto indesiderato di rapporti promiscui e non protetti tra Meshuggah, Neurosis, primi Mastodon, forse anche Tool, poi chi più ne ha più ne metta.
La cosa importante è che il quartetto emiliano, alla fine, mette sul piatto un sound personale così straniante e privo di misericordia per l’ascoltatore che, qualsiasi tentativo più o meno logico di abbozzare un paragone attendibile, va inevitabilmente a farsi fottere.
In Nero Di Marte ogni barlume di luce viene oscurato da un suono caliginoso e denso, ispirato e interpretato in maniera superlativa da quattro giovani musicisti che andrebbero messi sotto una campana di vetro per preservarli negli anni a venire.
Le rare concessioni a linee melodiche più accessibili vengono accolte come l’ultima boccata di ossigeno in una stanza invasa dal fumo, e come questa forniscono un’illusoria quanto fugace euforia che prelude a una fine ineluttabile.
I quasi cinquanta minuti di questo lavoro vanno assimilati come fossero un corpo unico, la suddivisione in brani alla fine è un qualcosa di relativo (ma la magnifica Resilient merita comunque una menzione d’onore) e anche se, quando si arriva alla fine, ci si sente come in quei sogni nei quali si tenta invano di correre restando invece piantati sul posto, la componente sado-masochistica della nostra psiche prende il sopravvento su qualsiasi meccanismo di preservazione, facendo ripartite Nero Di Marte daccapo.
Sconsigliato a chi vorrebbe ascoltare solo melodie facilmente assimilabili, indicatissimo per chi ricerca sonorità cupe,dissonanti, dall’elevato tasso tecnico ma ugualmente coinvolgenti.
Gran disco, e la sensazione è che questo sia solo l’inizio …
Tracklist :
1. Convergence
2. Time Dissolves
3. Resilient
4. Nero di Marte
5. Drawn Back
6. Anoptikon
Line-up :
Andrea Burgio Bass
Marco Bolognini Drums
Francesco D’Adamo Guitars
Sean Worrell Guitars, Vocals