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Recensione : Septicflesh – Esoptron (re – Release)

Il 1995 fu un anno magico per il death-doom se pensiamo che vide l’uscita di autentiche pietre miliari quali “The Angel And The Dark River” dei My Dying Bride, “The Silent Enigma” degli Anathema e “Draconian Times” dei Paradise Lost.

Esoptron è forse l’album che, nella discografia dei Septic Flesh, più si avvicina a quelle sonorità e non è un caso che sia uscito proprio in quello stesso anno, quasi ci fosse stata, all’epoca, una congiunzione astrale favorevole per il genere.
L’occasione per riparlare di questo splendido disco ci è fornita dalla sua riedizione, a cura della Season Of Mist, caratterizzata dalla rimasterizzazione dei brani, da un nuovo artwork (ovviamente a cura di Seth) e dalla presenza di tre bonus –track.
Benché gran parte della critica non lo consideri al’altezza sia dell’esordio “Mystic Place Of Dawn” del ‘94 (anch’esso recentemente oggetto di restyling) sia del successivo “Ophidian Wheel” (’97) , Esoptron è invece uno degli album che preferisco nell’ambito dell’eccelsa discografia della band ateniese: l’amore verso questo lavoro è motivato dalla capacità che mostrarono Seth e Sotiris nell’inanellare, apparentemente con irrisoria facilità, armonie indimenticabili che prendevano vita in maniera quasi repentina lasciando senza fiato l’ascoltatore.
La sorprendente naturalezza con la quale Sotiris creava linee chitarristiche di enorme impatto emotivo faceva passare in secondo piano una produzione piuttosto scarna e alcune ingenuità (i barocchismi dei brani strumentali e di gran parte della conclusiva Narcissus) disseminate all’interno della track-list.
Il growl cavernoso di Seth (all’epoca ancora accreditato con il suo vero nome, Spiros Antoniou) creava la perfetta dicotomia con i magici assoli di Sotiris, cosi come le rare accelerazioni (Rain) venivano seguite da cambi di ritmo contraddistinti da azzeccate aperture melodiche.
I prodromi della vena sperimentale di una band che non si è mai adagiata, nel corso della sua carriera, su un comodo canovaccio sonoro, venivano convogliati in maniera un pò farraginosa nella conclusiva, lunga Narcissus che comunque, pur tra clean vocals rivedibili e uno sviluppo forse troppo ambizioso, trovava la sua sublimazione nel memorabile minuto e mezzo finale.
Per chi si è perso un lavoro di tale valore ai tempi della sua uscita, questa riedizione può rivelarsi un’ottima occasione per farlo proprio; io mi tengo comunque ben stretta la vecchia copia originale (uscita all’epoca per la Holy Records), preziosa testimonianza di una band che avrebbe dato alla luce altri dischi di assoluto livello come “Revolution DNA” e “Sumerian Daemons”, prima di prendere una pausa di riflessione e ripartire successivamente con un aggiustatina al monicker (Septicflesh) e una decisa sterzata stilistica verso un songwriting dalle connotazioni orchestrali che ha fruttato due ottimi album come “Communion” e “The Great Mass”.

Tracklist :
1. Breaking the Inner Seal
2. Esoptron
3. Burning Phoenix
4. Astral Sea
5. Rain
6. Ice Castle
7. Celebration
8. Succubus Priestess
9. So Clean So Empty
10. The Eyes of Set
11. Narcissism
12. Woman of the Rings [bonus track]
13. Crescent Moon [live in Lille 1999 – bonus track]
14. Brotherhood of the Fallen Knights [live in Lille 1999 – bonus track]

Line-up :
Spiros Antoniou – Bass, Vocals (harsh)
Sotiris Vayenas – Guitars, Vocals (clean), Keyboards

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