A dar il via alle danze è il tagliente e asciutto gridare di Debra DeSanto Was A Heartbreaker che, frammentato da frequenti stop’n’go, apre al fulminante sound tellurico di Mdma e alla forza pachidermica di Skeletons.
Bloodrop, in quarta posizione, tra richiami ai primi Tool e un’ostinata voglia di prenderci a schiaffi, lascia spazio ai complicati dialoghi fra chitarra, voce e batteria di Red Carpet On The Hillside e ai due volti della sanguinaria Viscera.
Black Host, infine, pur partendo veloce, finisce su tempi lenti, tenendo incollati con il suo procedere cadenzato e le sue urla infernali, mentre Fletcher McGee, dilaniando le nostre membra, chiude torturandoci fino all’ultimo secondo.
Il debutto dei Mooth travolge e rade al suolo tutto, lasciando l’ascoltatore inerme di fronte a un mondo scuro e spigoloso, fatto di ruggine e zolfo, tempi lenti, stop’n’go, urla e chitarre abrasive. Di fronte alla forza di questo riuscito incrocio c’è solo una cosa da fare: alzare lo stereo al massimo e lasciare che Slow Sun disintegri la vostra quiete.
Tracklist:
01. Debra DeSanto Was A Heartbreaker
02. Mdma
03. Skeletons
04. Bloodrop
05. Red Carpet On The Hillside
06. Viscera
07. Black Host
08. Fletcher McGee
Line-up:Cosimo Cinieri
Claudio Bigio
Andrea Rotilio
Gabriele Calvi