Il leggero accarezzare di Jah Takes My Soul, crescendo timidamente (si aggiungono giusto una percussione soffusa e piccoli cori), introduce il pacato cantare della rilassata Heart As A Ghost e la più che riuscita reinterpretazione di Going Nowhere di Elliott Smith.
Sweets Of Helsinki, parlando dell’amaro paradosso per cui le cose odiate spesso ne ricordano altrettante amate, lascia spazio al cantare (più incentrato sul ritmo) di Little Too Often, mentre il caldo avvolgere di Southern Hills, apre al passo lento e affaticato della successiva Sorcerer. La storia di un moderno Ulisse che, invece di sfuggire alle sirene, si unisce a loro, viene raccontata dallo spirito folk (di chiara matrice reggae) di Ulysses’ Disciple, collegandosi al conflittuale timore di volare (da parte di un viaggiatore costretto proprio volare) di Wings e al faticoso incedere di His Father (incentrata sull’interrogarsi se ciò che si sta facendo è scappare dalle proprie responsabilità o meno).
Writing Back Home, infine, con il suo incedere pacifico e delicato, cede l’ultima parola al fresco ed emotivo svilupparsi della conclusiva Jah Guide.
Il terzo lavoro di Giulio Frausin accarezza e culla con il suo animo timido, introverso ed empatico. I dodici brani proposti, seppur a tratti leggermente soporiferi (soprattutto dopo aver superato la metà), si rivelano di ottima fattura, rivelando spesso anche affinità con il reggae più acustico e pacato (nonostante siano praticamente assenti le ritmiche in levare). Se siete amanti del folk, questo disco potrebbe regalarvi molti momenti di gioia.
Tracklist:
01. Jah Takes My Soul
02. Heart As A Ghost
03. Going Nowhere
04. Sweets Of Helsinki
05. Little Too Often
06. Southern Hills
07. Sorcerer
08. Ulysses’ Disciples
09. Wings
10. His Father
11. Writing Back Home
12. Jah Guide
Line-up:
Giulio Frausin