iye-logo-light-1-250x250
Webzine dal 1999

Recensione : Leash Eye – Hard Truckin’ Rock

Un disco di hard rock onesto, godibilissimo e che, pur chiaramente derivativo, si fa ascoltare e, in definitiva, piace.

Alcuni di voi con qualche anno in più sul groppone, come il sottoscritto, ricorderanno il film, che in seguito diventò un cult, “Convoy – Trincea d’Asfalto”, uscito nel 1978 con protagonista Kriss Kristofferson, che raccontava le avventure di un gruppo di camionisti perseguitati da uno sceriffo di frontiera, pellicola on the road che mi è tornata in mente avvicinandomi al nuovo album dei Leash Eye.

Già dalla copertina, con il classico muso dei tir americani in bella vista, il disco trasuda stelle e strisce da tutti i pori, ma il bello è che la band proviene dalla Polonia.
Hard Truckin’Rock è il terzo album della band dopo “V.E.N.I” del 2009 e “V.I.C.I” del 2011, vincitori del contest Wacken Metal Battle, che gli fruttò l’apparizione sul palco del famoso festival tedesco.
Ci sanno fare i ragazzi, con il loro rock’n’roll adrenalinico, ruvido, molto più stoner che southern, una miscela riuscita di hard rock anni settanta e desert sound alla Kyuss, con accenni southern specialmente nelle due ballad, che profumano tanto di notte davanti al fuoco ad ammirare i paesaggi infiniti che regala la frontiera americana.
Grandissima la prova del vocalist Sebastian Panczyk, vocione da cowboy con troppe sigarette bruciate in gola, ma dotato di un gran tiro e mai in difficoltà laddove le song richiedono toni leggermente più alti, il resto dei musicisti fa il suo alla grande, rendendo il lavoro un bel macigno hard, nel quale a tratti spuntano hammond dalle radici seventeen o, se preferite, molto Spiritual Beggars.
I primi cinque pezzi viaggiano su queste coordinate, lasciandoci battere il piedino ai ritmi sostenuti che il gruppo tiene perfettamente, non facendo mai calare la tensione e regalandoci una perla come Passing Lane Blues, la prima song dove le atmosfere southern si fanno più evidenti, con l’organo che prende il sopravvento in una parte solista stupenda.
Dopo la ballad Been Too Long, si torna a viaggiare sparati con The Drag, la cadenzata e rocciosa On The Run, ed il coinvolgente rock’n’roll di The Song About Drinkin’, Smokin’, Rollin’…, song dal titolo più lungo del suo contenuto fatto di due minuti di rock a mille all’ora.
Chiude la ballad Never Enough, altro brano dai rimandi southern, questa volta direttamente dai maestri Lynyrd Skynyrd, che mette la parola fine adun un disco di hard rock onesto, godibilissimo e che, pur chiaramente derivativo, si fa ascoltare e, in definitiva, piace.

Tracklist:
1. Fight The Monster
2. Me & Mr. Beam
3. The Nightmare Ain’t Over
4. Passing Lane Blues
5. S.B.F. Anthem
6. Been Too Long
7. The Drag
8. On The Run
9. Twice Betrayed
10. The Age Ov Kosmotaur
11. The Song About Drinkin’, Smokin’, Rollin’, Rockin’ And Basically Doin’ It All Wrong
12. Never Enough

Line-up:
Sebastian “Sebb” Panczyk – Vocals
Arkadiusz “Opath” Gruszka – Guitars, Choir
Piotr “Voltan” Sikora – Keyboards, Hammond, Choir
Marek “Marecki” Kowalski – Bass, Choir
Lucasz “Konar” Konarski – Drums

LEASH EYE – Facebook

Get The Latest Updates

Subscribe To Our Weekly Newsletter

No spam, notifications only about new products, updates.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE

Kensington – Control

La band capitanata da Casper Starreveld ha creato un album che ha il destino già scritto prima di arrivare all’orecchio dei fans, una raccolta di canzoni pregna di atmosfere melanconicamente melodiche, con più di un riferimento al rock alternativo degli ultimi vent’anni, molto britannico concettualmente, ma assolutamente già sentito sui canali e radio specializzate in musica e cultura indie.

The Pier – The Pier

Per gli amanti del genere un album da ascoltare a più riprese, ed una band da seguire visto l’enorme potenziale artistico.

Somnium Nox – Apocrypha

Con coraggio e personalità i due musicisti australiani incorporano in un’unica opera quella che è stata l’evoluzione del genere dagli ormai lontani primi anni novanta

RIMANI IN CONTATTO

CANALE TELEGRAM
GRUPPO WHATSUP