Devo essere estremamente franco, quando ho letto sul quotidiano la recensione coincidente con l’uscita del nuovo libro di Philopat ho avuto due reazioni contrastanti.
La prima,e più immediata,è stata quella di correre in libreria ad acquistarne una copia,l’appuntamento era per me irrinunciabile ed attesissimo.Ma passato il prevedibile slancio entusiastico è stato il momento della seconda;ho pensato al fatto che dopo ‘Costretti a sanguinare’ sul primo punk milanese e ‘La banda Bellini’ sul ’77 e dintorni un libro che si basava sulle esperienze di un vecchio hippie ospite saltuario di Costanzo non avesse proprio motivo di sussistere.Devo ammettere che qualche riserva mi abbia accompaganato sino al momento in cui mi sono dedicato alla lettura,non vi era dubbio alcuno che gli argomenti scandagliati in precedenza da Philopat mi intrigassero maggiormente.Per fortuna sono bastate poche pagine affinchè questi dubbi si dissipassero con la stessa rapidità con i quali mi erano sorti;Gerbino si dimostra tutto fuorchè un remissivo hippie ‘piss & love’ con i fiori fra i capelli (che fra l’altro avrebbe perso da li’ a poco) ma anzi un vero infamone,chiavatore impenitente e profittatore senza scrupoli. Fanno da corollario alle sue mirabolanti avventure in ogni angolo del pianeta molteplici personaggi davvero caratteristici le cui testimonianza arrichiscono le pagine di questo libro.Ed è proprio tutto ciò che rafforza il mio apprezzamento per questo libro;tentare di immaginare i visi,i movimenti,i sentimenti di Ludmilla,di Sterlizia,di Boris,di Allen e di tutti coloro i quali vengono citati in queste pagine ,riuscire in un certo qual modo a focalizzarli a reso la sua lettura un piacere difficilmente riscontrabile con altri testi.Tra i vari particolari gustosi citati nel corso delle pagine spicca l’egocentrismo totalizzante di Mel,il quale asserisce senza dubbi nè modestia di essere il capostipite della contestazionre in Italia e,per questo motivo,di essere entrato nel mirino dei servizi segreti che avrebbero deciso di eliminarlo.Al termine del racconto dei viaggi troverete un interessante inserto riguardante la rivista ‘Mondo Beat’ della quale Gerbino fu fra gli ideatori (gustosissimo l’episodio nel quale,incarcerato in un piccolo paese del Messico,il protagonista intima ai polizziotti locali di scarcerarlo immediatamente in quanto celebre giornalista direttore di Mondo Beat),e sulla comune milanese denominata ‘Barbonia city’ nel quale lo stesso Gerbino condivise un periodo della sua vita con molti coetanei italiani e non,il tutto accompagnata da una rassegna stampa di quotidiani di allora divisi,sul ‘fenomeno’,fra bigotta indignazione e paterna comprensione.Tracciando quindi un resoconto su ‘I viaggi di Mel’ va riconosciuta a Philopat la capacità,già dimostrata nei suoi libri precedenti,di offrire,grazia alla testimonianza diretta dei protagonisti,di offrire uno spaccato dei tempi in cui le vicende si svolgono riuscendo nell’arduo intento di storicizzare anni cosi’ prossimi ma che già sembrano cosi’ lontani dalla nostra quotidianità.