Autoproduzione 2008
Se per canzoni intendessimo la giusta perequazione tra armonia, melodia e ritmo secondo il proprio gusto e la propria attitudine, bene quelle di Trivo allora non sarebbero di certo tali. Assemblaggi mi sembra il termine adatto. Del resto è lui stesso ad indirizzarci verso la tesi negativista con “questa non è una canzone” ma a dire il vero il dubbio che anche quelle che ci saremmo trovati ad ascoltare non fossero canzoni c’era già venuto alla terza traccia. Con Emoterapia (che dovrebbe essere nelle intenzioni del nostro come una terapia emozionale, lungi dalla specificità del termine medico) non c’è eco che non rimandi a tutta la musica prodotta negli ultimi cinquant’anni.
Intuiamo che anche il tea che avremmo voluto prendere alle cinque in pieno stile anglosassone può aspettare, c’è da immedesimarsi in questo disco. L’eccitazione è la stessa prodotta dallo zapping televisivo. il disorientamento che lo scorrere di tutto il trash mediatico ci provoca è infatti parecchio affine ai rumori di Trivo. Nel suo mondo tutto diventa decontestualizzato. La qualità del suono autoprodotto, fracassi trattati al pari di strumenti, lo-fi molto fedeli al low. Il concetto stesso di spazio gestito dalle sue note è opinabile e manca perfino il rispetto e l’adorazione endemica di qualsiasi musicista verso tutti gli strumenti. Arnesi infatti! Ecco cosa sono per Trivo. Attrezzi di cui la sua officina si serve per montare epopee di introversioni psichiche quasi sfocianti in patologia.
Nulla di razionale nei testi che fanno da corollario, il più delle volte, a turbe mentali a voce alta. Ma in questo gioco (per nulla amletico) di essere e non essere, di giusto e sbagliato, mainstream e controtendenza, riverenza ed irriverenza, Trivo ci trascina giù tirandoci dai capelli (sintomatico come in perchè la cattiveria è enorme sia la voce femminile ad insistere per la partita di calcio in tv e quella maschile a ribadire di non gradire o come in mezzo al godibilissimo refrain psychopop di ho un gatto nel cervello ci si ammassi proprio come cellula impazzita un geniale bridge power trailer degno dei migliori Portishead).
Tutto ed il contrario di tutto insomma. “Destrutturare” è la parola d’ordine e che senso avrebbe ficcare a forza paragoni intellettualoidi di pseudo emuli che Trivo parrebbe far aderire al suo mood…tutti corretti e nessuno, tutti possibili ed impossibili, come il gioco a cui ci avvezza Emoterapia lungo tutto il suo incedere attraverso dilatazioni e contrazioni (anche contestuali, ahimè) di tempo, spazio ed idee! Uno zapping appunto di suoni e generi cui l’orecchio umano poco avvezzo non è di certo incline.
Forse una scrematura maggiore ci avrebbe fatto innamorare eppure a noi comunque non dispiace affatto questa sbobba e non sappiamo quanto da 1 a 10! Sappiamo però che esiste un punto in cui il decente sfora nell’indecente e Trivo, crediamo, lo abbia pure individuato. Adesso gli basterà centrarlo e perfino Moby avrà da imparare. Staremo a vedere.