(BCORE 2009) : definire questo gruppo shoegazer sarebbe fin troppo facile, anche perchè sinceramente è un termine un pò stupido,significa colui che si guarda le scarpe per timidezza. In seguito questa definizione ha accompagnato i gruppi che facevano musica un pò introversa come The Bloody Valentine, The Jesus and Mary Chain e altri meno conosciuti. La musica in questione è un rock molto distorto e non veloce, che forma un seducente vortice, nel quale ci si stà comodi comodi, coccolati da una voce suadente e mai aggressiva. Immaginate un pò il primo Stone Roses, o tutta quella scena di Madchester, ovvero la Manchester degli anni in cui all’Hacienda, mitico locale notturno, avveniva la copula tra rock e dance, che diede alla luce un figlio bastardo, ovvero rock pieno di groove, o groove di un etere distorto.
Questo gruppo catalano riporta in auge quei bei tempi, e lo fà benissimo, i The Lions Constellation non avrebbero demeritato di fronte agli Inspiral Carpets, o ai Charlatans. La caratteristica maggiore di questo tipo di musica è l’infinita possibilità di creare melodie partendo da una base minima, sviluppando un ritmo ipnotico, drogato che porta una linea melodica che si può sentire pura nonostante il resto. Ascoltate ad esempio “Where did you go”, e potreste capire cosa ho malamente spiegato poc’anzi. I ragazzi ci sanno maledettamente fare, e scommetto che hanno fatto questo disco per libidine, essendo, come me , grandi fan di quei gruppi che per primi hanno tirato fuori questo genere. I The Lions Constellation sono una sorta di supergruppo che gira intorno alla figura di due fratelli : Rj Sinclair, voce dei Tokyo Sex Distruction e bassista dei It’s not not, e Graham, dj del ben noto Apollo di Barna. A completare la parata i signori P. Arthur e J. Robert. Il disco è come tuffarsi in un prato d’erba appena dopo che ha piovuto, ha una freschezza incredibile e una dolcezza commovente.
Pensavo di non poter mai più sentire qualcosa di nuovo in questo ambito, rassegnato a girare per internet cercando le tracce di quell’infinito rave che è stata Madchester, e invece no, ecco qua un disco strabiliante.
Per chi ama alla follia gli Stone Roses (uno dei più grandi gruppi mai comparsi in Britannia e non solo) e per chi sà ancora commuoversi e farsi cullare dolcemente da una canzone, sotto luci soffuse, mentre fuori il mondo impazza di pazzia, impazzito.
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