Avevamo lasciato i Fratelli Calafuria dopo il primo disco e l’ep, che ci avevano fatto conoscere questa ottima band milanese. Con questo lavoro i ragazzi passano ad un altro livello, confermando ciò che di buono avevano fatto e andando ben oltre. I paragoni con Frank Zappa e Mike Patton sono sicuramente azzeccati, ma a mio avviso loro hanno uno stile personalissimo, anfetaminico e giocoso, con grande attenzione alle parole. Per me i Fratelli Calafuria sono Elio e le Storie Tese come li vorrei, meno tecnici, ma più veloci e più concreti.
I Fratelli ti portano via in un lampo nel loro mondo, dove non si cerca nulla, ma le cose sono veramente come sono, ovvero molto lontane dalla perfezione. A volte il disco è anche irritante, come un cd che salta, ma anche in questo risiede la sua bellezza. I due fondatori del progetto, Andrea Volontè e Paco Vercelloni hanno bene in mente come deve andare : loro destrutturano la musica, per dirla in alternativese, in parole povere prendono la musica a calci nei coglioni, rendendo l’ovvio inaspettato e viceversa. In quest’opera sono accompagnati da Giulio Ragno Favero, Dargen D’Amico e Moreno Ussi. Nelle canzoni di questo disco si può trovare Milano, e la sua mentalià schizofrenica, dove tutto è frammentato ed insicuro, come la musica dei Calafuria. Ripeto quello che dissi in occasione del primo disco : i Fratelli sono una delle poche cose originali della musica italiana, alternativa e non. Tous ensemble alla deriva.
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