Secondo album per WW Lowman, il progetto capeggiato da Bill Lowman. Kumquat May conferma quanto già fatto e tenta di andare oltre. Otto canzoni strumentali a metà tra post rock e jazz.
Bill Lowman, già membro dei Bosco & Jorge, ritorna a far parlar di sé con Kumquat May, secondo album uscito a nome WW Lowman. Il disco, licenziato per Atavistic e suonato insieme a Cory Healey, Dave Miller, Caroline Davis, James Davis e Tony Barba, si inserisce senza grosse difficoltà nell’alveo della musica strumentale, attingendo e rivisitando sonorità care alle principali band post rock.
Ad aprire tocca a Bourge, con il suo profumo di risveglio mattutino, come aprire gli occhi mentre i primi raggi del sole entrano dalla finestra, ricordando i Sigur Ros di Ny Battery (questa volta, però, con verve solare e ottimista). Cuts Like A Knife prosegue tirando in ballo i Mogwai di inizio anni ’00, divagando e crescendo grazie alle chitarre, all’aumento dei volumi e, soprattutto, per merito delle improvvisazioni di sax. Cannonais, più particolare, lascia ampio spazio alle idee di chitarra, ricordando maggiormente i concittadini Tortoise mentre Some Song That Is, esclusi i primi secondi di titubanza, scorre vibrante e solare sulle ritmiche geometriche della batteria. Stout Leroy, introversa e riflessiva, genera ampi spazi sonori grazie ai synth, lasciando sfogare in libertà il nervosismo ritmico della batteria e crescendo con decisione nella seconda parte. Ly Roo Kay, più struggente e malinconica (con il pianoforte e gli archi a completarsi a vicenda in un gentile e garbato intrecciarsi), lascia spazio a Half To Love, avvolgente e affascinante, tra le pulsazioni di basso, le note di chitarra, i cori e gli inaspettati vuoti sonori. Infine, Gnawsh conclude con il suo organo, il suo lento svilupparsi e gli echi.
Kumquat May è un album dalle molte sfaccettature, che prende molto da Mogwai, Tortoise e Sigur Ros, ma che riesce sempre a mantenere una propria identità specifica. WW Lowman, ovvero Bill Lowman e compagni d’avventura, riescono a creare otto canzoni genuine e fresche, certamente legate al post rock, ma in grado di svincolarsi dai soliti cliché che lo caratterizzano. Le scelte compositive, originali e raffinate, rendono questo disco molto interessante e piacevole; insomma, un ottimo ascolto.
TRACKLIST:
01. Bourge
02. Cuts Like A Knife
03. Cannonais
04. Some Song That Is
05. Stout Leroy
06. Ly Roo Kay
07. Half To Love
08. Gnawsh