Flavio Bertone è uno di quei personaggi per cui vale la pena leggere un libro, commissario assegnato alla centrale dell’Esquilino della capitale, è romano d’adozione ma molisano di nascita, testardo e orgoglioso combatte tutti i giorni contro l’ipocrisia e la falsità dei colleghi.
Il protagonista esordisce con una bella lavata di capo da parte di Alvaro, questore di Roma, che gode nel rimproverare pubblicamente il sottoposto per vecchie questioni extralavorative. Dietro a questo quadretto da poliziesco all’italiana si nascondono trame e intrighi internazionali che si dipanano tra servizi segreti, desaparecidos e Borges.
L’impressione iniziale è che forse certi aspetti della vicenda centrino poco tra loro e che i salti tematici siano un po’ troppo arditi, ma alla fine tutto torna e quando si ha finito di leggere il libro ci si sente soddisfatti e compiaciuti. La trama scorre lineare e i personaggi sono sempre molto umani e a volte anche simpatici se non addirittura grotteschi nonostante sia un romanzo poliziesco.
Dopo aver lavorato con Gassman, Albertazzi, Celi, Fellini e Monicelli (tanto per citarne alcuni) e aver recitato in alcune serie televisive (anche se questo non per forza dev’essere un complimento), Fabio Bussotti giunge alla sua seconda fatica letteraria.
Il libro, in buona parte ambientato a Roma, ci porta nelle strade e nelle vie come se fossimo degli ospiti a passeggio con il padrone di casa che con tatto e discrezione ci racconta le bellezze della propria dimora.
Assolutamente consigliato, per una lettura leggera e gradevole senza troppe pretese artistiche.
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Fabio Bussotti. Il cameriere di Borges. Perdisapopeditore. 2012