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Recensione : Abbas Taeter – Oblio

Mancan sfrutta quest’occasione per sfogare in maniera più immediata e senza alcuna mediazione il suo retaggio black metal e la sua passione e conoscenza delle tematiche occulte ed esoteriche.

Mancan non è certo tipo che ami stare con le mani in mano: a meno di un anno dall’uscita di “Inferno”, per chi scrive uno dei migliori album incisi in Italia negli ultimi anni, e a pochi mesi dalla pubblicazione della raccolta retrospettiva “Cold Winds From Beyond”, recupera il suo progetto Abbas Taeter dopo averlo accantonato per qualche tempo.

A differenza di quanto avviene nella sua band principale, il musicista lucano sfrutta quest’occasione per sfogare in maniera più immediata e senza alcuna mediazione il suo retaggio black metal e la sua passione e conoscenza delle tematiche occulte ed esoteriche.
Abbas Taeter è in pratica una one-man band, in particolare se prendiamo in considerazione il materiale inedito presente su Oblio che, infatti, oltre ai primi sei brani di nuova realizzazione, comprende anche la riproposizione di gran parte delle tracce presenti sul precedente “Infernalia”, album contraddistinto invece dalla presenza di diversi ospiti; va detto che queste due parti si amalgamano in maniera naturale e spontanea, nonostante la composizione dei brani risalga a periodi diversi, consentendo al lavoro di conservare nel suo complesso una sufficiente omogeneità stilistica.
Dal punto di vista musicale il black espresso da Abbas Taeter si riallaccia alla tradizione con suoni diretti, non troppo elaborati, ma sempre di grande efficacia; Mancan riesce nell’intento di interpretare il genere nella sua espressione più genuina, affidandosi ad una produzione essenziale senza cadere nella tentazione di sfruttare al massimo le attuali tecnologie, col rischio di rendere il suono artefatto e plastificato. Dal punto di vista lirico, invece, il musicista potentino esprime in maniera credibile la propria concezione filosofica esaltando la spiritualità e i valori del passato, elementi che contribuiscono alla raffigurazione di quest’opera come (da sua stessa definizione) “l’Antimodernità contro il Nulla che avanza”
Oblio inizia con Inverno Eterno che introduce uno degli episodi migliori, Tetro Lamento, dalle linee melodiche coinvolgenti e dalle ritmiche trascinanti. Preda, invece, esula parzialmente dal contesto del lavoro, perlomeno dal punto di vista lirico, trattandosi di una vera e propria invettiva nei confronti di quelle persone che un po’ in tutti i settori praticano una fastidiosa forma di parassitismo esistenziale: non solo rabbia ma anche molto sarcasmo, nel solco della “Chiesa Nera” di “Inferno”.
Rito dei Fuochi Pagani è un altro magnifico brano che ci riporta alla raffigurazione di riti esoterici e blasfemi ambientati sulle gelide pendici del nostro Appennino, mentre Dannati Dall’Oblio è un’avvincente traccia dai ritmi maggiormente cadenzati; la parte costituita dagli inediti è chiusa degnamente dall’acustica poesia di Antico Sentiero.
Vetusta Abbazia inaugura i brani provenienti da “Infernalia” riportandoci alla descrizione di riti occulti e profanatori, che questa volta vengono officiati all’interno di un luogo normalmente destinato a culti più “tradizionali”; la successiva Sanctus In Tenebris rappresenta la quintessenza del black metal: grandi melodie chitarristiche e una voce abrasiva poggiate su una base ritmica martellante.
In questa seconda parte le altre due tracce da rimarcare sono La Notte del Culto e Vitriol, ulteriori conferme della bontà di un’operazione che sarebbe riduttivo considerare un semplice diversivo per Mancan: Abbas Taeter è un progetto importante, che rappresenta una sorta di riaffermazione delle proprie radici musicali, storiche e filosofiche da parte di un’artista tra i più brillanti del nostro panorama musicale.
Oblio, collocandosi su un differente terreno musicale e lirico, potrebbe anche non fare breccia su chi, invece, ha apprezzato “Inferno”; l’errore più grave però sarebbe quello di un approccio superficiale nei confronti di un album che, al contrario, va assaporato con particolare dedizione rivelando così, ascolto dopo ascolto, tutto il suo valore.

Tracklist :
1. Inverno Eterno (Intro)
2. Tetro Lamento
3. Preda
4. Rito dei Fuochi Pagani
5. Dannati dall’Oblio
6. Antico Sentiero
7. Vetusta Abbazia
8. Sanctus in Tenebris
9. Hiemis Sevitia
10. La Notte del Culto
11. La Camera delle Torture
12. Vitriol
13. Obedimus

Line-up :
Mancan – voce, cori, chitarra, basso, tastiere

Ospiti :
Atlos – batteria in “Infernalia”
Ramgval – basso in “Infernalia”
Sicarius – Pianoforte in “Oblio” e tastiere in “V.i.t.r.i.o.l.”
Cabal Dark Moon – voci aggiunte in “Infernalia” e “La camera delle torture”

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