Il calcio come lo intendiamo noi vecchi romantici e tradizionalisti non esiste più. Forse non è mai esistito e noi abbiamo sempre amato una nostra personale proiezione totalmente positiva, scevra di ogni ogni bruttezza. Questo libro ci parla, in maniera competente e completa, dei mali che affliggono il calcio, almeno di quelli più macroscopici ed è stato scritto da due giornalisti vecchia scuola, seri ed informati, che rispondono al nome di Simone Di Meo e Gianluca Ferraris, che si sono ispirati al fantastico e misconosciuto in Italia “The Fix” di Declan Hill, il libro più esaustivo mai pubblicato sul calcio scommesse.
Ma in Pallone Criminale non ci sono soltanto le scommesse, c’è molto di più, dai legami con la malavita, al doping, ai rapporti pericolosi con parte del mondo ultras. Il libro si apre con un’ampia disamina del calcioscommesse, sia per gli ultimi elementi emersi che per quelli più remoti degli anni ottanta. Ricordiamo che i primi scandali relativi alle scommesse in Italia li possiamo datare agli anni ’20 del novecento, come lo scudetto del 1927 revocato al Torino poiché, secondo le cronache, Luigi Allemandi, terzino della Juventus, fu avvicinato da un dirigente granata, il dottor Nani, che lo avrebbe corrotto anticipandogli metà della somma pattuita, 50.000 lire, affinché questi addomesticasse il derby in programma per il 5 giugno. Per non parlare delle fortissime lotte fra i primi club italiani e la FIGC, sempre per la conquista del potere. Perché il calcio in Italia è principalmente potere e legittimazione, ovvero se si ha una squadra di calcio si può fare quello che si vuole. Questo lo sanno molto bene i clan criminali che, specialmente nelle serie minori, acquisiscono squadre sia per riciclare i proventi frutto delle attività illecite, ma soprattutto per crearsi una base sociale molto forte, come è accaduto a Castellammare di Stabia con la Juve Stabia, anche in categorie inferiori come Promozione o Prima Categoria. Addirittura il Potenza aveva stabilito un sistema di tipo mafioso per gestire il campionato e le relative scommesse, con intimidazioni e percosse. In “Pallone criminale” possiamo vedere come il filo rosso che parte dalle grandi centrali delle scommesse nel sud-est asiatico arrivi fino ai potenti SUV dei calciatori italiani, belgi, spagnoli ed inglesi. Uno dei primi a condurre un’inchiesta seria è stato Declan Hill, giornalista canadese ma inglese d’adozione, che ha scritto “The Fix”, tradotto in italiano con il titolo di “Calcio Mafia” che, come scrivono giustamente Di Meo e Ferraris, se letto attentamente avrebbe portato alla luce i nomi dei protagonisti dell’ultima “scommessopoli” nostrana, dato che i nomi in ballo sono gli stessi, ovvero i grandi scommettitori asiatici. Nel libro c’è una breve intervista ad Hill, che si era anche messo a disposizione delle autorità italiane, ma non è mai stato ascoltato. Io ho letto in inglese “The fix”, dato che in Italia sembra introvabile, e ho capito molte cose che mi hanno sconvolto, poiché il marcio è sceso davvero in profondità ed è pressoché inestirpabile. I grandi networks criminali asiatici, per la maggior parte con base a Singapore o in Indonesia, riescono a truccare anche le partite dei mondiali, come spiega Hill riguardo ai mondiali del 2006 in Germania. E anche la tanto omaggiata Premier League è corrotta, si veda per la vicenda Grobbelaar, poi insabbiata, o per i casi di corruzione negli anni cinquanta e sessanta, dove persino alcuni dei mitici Busby Boys si vendevano le partite. Quindi il pallone è sempre stato criminale, su questo non possiamo farci illusioni. E in Italia lo facciamo a modo nostro come al solito, quindi con infiltrazioni mafiose, evasioni fiscali e il solito campionario di bruttezze. “Pallone criminale” solleva poi questioni ancora inesplorate come il coinvolgimento della camorra nel Napoli e il potere delle forze criminali nella gestione delle sale scommesse legali.
Questo è un libro scritto molto bene, un’inchiesta davvero approfondita e completa, che spiega ma che solleva anche giusti quesiti che purtroppo non stanno trovando risposte da parte del mondo del calcio, o ancora peggio della giustizia sportiva. Quest’ultima è la camera di compensazione per tutte le malefatte delle squadre italiche, al peggio si beccano qualche punto di penalizzazione, ma guai a fare qualche inchiesta seria sul reale coinvolgimento di imprese criminali o sulla reale portata delle perdite economiche dovute alla corruzione e alle scommesse. Ma difficilmente si saprà qualcosa in più, poiché il calcio in Italia è la piu grande arma di distrazione di massa, per cui è meglio mandare avanti malamente il baraccone piuttosto che fermarlo. Di Meo e Ferraris amano il calcio e ciò traspare dalle pagine di questo ottimo libro, ma sono due voci troppo isolate, sta a noi amanti del football non lasciarle sole.