Band portoghese di recente formazione, gli And Then We Fall sono composti prevalentemente da musicisti gravitanti nell’orbita della scena gothic-rock lusitana, per cui sarebbe stato lecito attendersi da questo lavoro d’esordio, intitolato Soul Deserts, qualcosa che non si discostasse più di tanto da tali coordinate.
In effetti, l’opener Ancient Ruins parrebbe confermare tale ipotesi, trattandosi di un brano dall’andamento che riporta a realtà quali Siouxsie And The Banshees, anche per la presenza di una voce femminile come quella di Susana Correia; in realtà l’album, nel suo proseguimento, mostra diverse sfaccettature stilistiche, con il quartetto in grado di districarsi con buona disinvoltura tra sonorità pop, rock, folk e addirittura blues.
Lo stesso ricorso a tre diversi idiomi (oltre alla lingua madre, troviamo brani in spagnolo ed inglese) parrebbe mostrare, anche a livello simbolico, da parte degli And Then We Fall la volontà di non ricalcare il vissuto dei singoli musicisti cercando invece di fornire una veste più moderna ed accattivante alla propria proposta, sfruttando proprio le ottime doti vocali di Susana.
In certi momenti questo loro muoversi in diverse direzioni rischia di far perdere compattezza al disco, che si rivela in ogni caso gradevole, mai noioso e ricco di brani efficaci; il pop raffinato della title-track, il blues di All The Pain Inside e le ariose atmosfere darkeggianti di Run Away sono tra gli esempi più rimarchevoli, anche se il meglio Soul Deserts lo riserva in chiusura con la lunga e bellissima Vultures, nella quale i nostri liberano nuovamente il loro trademark dalle tinte oscure.
Forse non è un caso che il disco si apra e si chiuda con le due delle tracce dagli umori maggiormente intrisi della darkwave ottantiana, quasi a voler delimitare un territorio all’interno del quale gli And The We Fall hanno provato ad inserire, spesso con successo, umori e sensazioni stilisticamente differenti, anche se la caratteristica timbrica delle chitarre e del basso contribuisce a far aleggiare sul tutto un’aura malinconica e decadente.
Un buon disco, consigliato a chi apprezza le forme di pop più oscure e meno stucchevoli.
Tracklist:
1.Ancient Ruins
2.Despertar
3.Run Away
4.Until the Morning Comes
5.Soul Deserts
6.E mais um dia
7.Hope
8.Tu eres mi mal
9.All the Pain Inside
10.Vultures
Line-up :
Susana Correia – Vocals, Percussions
Paulo Tavares – Drums
David Reis – Guitars , Synths, Vocals
Joao Ventura – Bass