Circolo arci The Hor – The House of Rock di Sassari in poco meno di un anno è diventato il punto di riferimento della musica live indipendente in Sardegna. Un esempio per tutti gli addetti ai lavori che amano la musica incondizionatamente, non solo a parole, e per chi ha il coraggio di investire sulle passioni e anche per questo, a volte, riesce nel proprio intento. L’idea base è stata quella di progettare concerti in un’etica DIY senza cedere di un passo alla logica del “si fa perché riempie”, immaginandosi a Sassari come a Bologna, Roma o Torino, mettendo il cuore in una missione che vuole superare anche le difficoltà oggettive date dal costo dei trasporti dalla Sardegna alla penisola.
Ci si è rivolti ad appassionati di musica, non ad ascoltatori casuali, utenti che capiscono l’importanza di supportare un progetto artistico, che ricercano arte e cultura piuttosto che l’ennesimo bar da aperitivi. In questo senso la scena musicale live nel nord Sardegna è sempre stata vivace, ma è spesso caduta in una sorta di narcolessia, ed il piccolo merito di questo club al centro di Sassari è stato quello di risvegliarla da un torpore che andava avanti da qualche tempo, complice anche la sfortunata chiusura delle attività live di alcuni locali cittadini.
La proposta del direttore artistico Francesco Melis inizialmente si è basata sulla promozione dei gruppi in ascesa della scena locale, per poi presentare successivamente alcune tra le migliori band del panorama nazionale indipendente. In pochi mesi han calcato il piccolo palco del House of Rock band come His Clancyness , Soviet Soviet, Giorgio Canali, Lilies on Mars, Gazebo Penguins, There Will Be Blood, Arrington de Dionyso, solo per citarne alcuni.
Tra di loro, i momenti indelebili di questa avventura sono stati certamente l’affascinante esibizione natalizia di His Clancyness, tra ballate synth pop e accelerazioni new wave, tra uggiose intimità da crooner e magiche atmosfere elettroniche. I marchigiani Soviet Soviet hanno impressionato qualche settimana dopo per la loro compattezza post-punk, i loro richiami pesanti ai Joy Division e Jesus and Mary Chain, i riff di chitarra veloci e intensi, annebbiati in una voce volutamente caotica. Un muro di suono che ha riempito le orecchie dei soci e scatenato Il The Hor, che è poi letteralmente scoppiato durante il live dei Gazebo Penguins, capaci di un set deflagrante, diviso tra cori e stage diving, in perfetto stile washingtoniano.
Il trio allargato di Correggio ha presentato un set emo-core coloratissimo e sognante, colmo di ironia ma anche malinconica leggerezza, che ha raggiunto un pathos col pubblico difficilmente descrivibile, e che ha rappresentato uno dei punti più alti di questa nuova esperienza.
Prima della chiusura estiva passeranno da queste parti anche artisti come Tiger! Shit! Tiger! Tiger, Foxhound e il dance-pop dei torinesi Did. Tutti gruppi che suonano in mezza Europa e che non si sono mai esibiti in Sardegna. Sarà il saluto prima di andare al mare, aspettando un’altra memorabile stagione come questa.