Un’altra grande band si palesa dalla terra di Sicilia con un album potente, intenso, suonato alla perfezione e intriso di una drammatica sofferenza di fondo in grado di toccare l’anima.
È appunto l’animo umano il protagonista di questo emozionante viaggio intrapreso dai Disasterhate, che si specchiano su di esso e lo esplorano tirandone fuori un concept drammatico, pregno di intensità emotiva e tragiche sensazioni, a tratti malinconico, molte volte disperato, ma sempre dannatamente profondo.
Il gruppo, attivo da una decina d’anni, ha all’attivo un solo Ep risalente al 2008, “Sacrifice to Eclipse”: sei anni di silenzio discografico non sono pochi ma, visti i risultati, si può tranquillamente affermare che ne è valsa la pena di aspettare tanto.
Partendo da una base thrash/death il gruppo, che è per 3/4 a trazione femminile, ha sviluppato uno stile personale inserendo nella struttura del songwriting parti suggestive, passaggi malinconici e introspettivi che calcano sull’alternanza di stati d’animo, vero punto di forza di questo lavoro, squarciato da devastanti cavalcate di metallo estremo, interpretate alla grande dalle due cantanti Reitia e Klaudia, alle prese anche con le sei corde e convincenti sia nelle vocals estreme che nei passaggi puliti.
Il loro thrash è alquanto moderno, stracolmo di groove e tecnicamente impeccabile, la sezione ritmica martellante (con al basso Rise e alla batteria il solo componente maschile Dani) e le chitarre sature alzano un muro metallico niente male sulla scia dei Nevermore, e i primi due Brani Me=Android e Desecrated Sick Reality confermano l’impressione di essere al cospetto di una Band che sa il fatto suo, in grado di colpire l’ascoltatore con bordate simili a pugni nello stomaco.
Da Shining Black Mirror in poi le sfuriate vengono alternate con più costanza a splendidi momenti nei quali digressioni di musica introspettiva e le clean vocals disegnano mosaici di suoni maturi, molto profondi; in alcuni casi compaiono voci maschili (ad opera dei due ospiti Federico De Luca e Tsade), come in In a Rarified Morning Sun e The Abyss, rendendo ancora più emozionale l’atmosfera che si avvicina al sound degli Anathema.
Prodotto egregiamente, questo lavoro della band catanese regala momenti di qualità assoluta toccando generi diversi, come accade nella splendida The Isle of the Dead, brano che chiude il lavoro, nero come la pece, con una prova da applausi delle due cantanti, travolgenti nei cambi di tempo e d’atmosfera rasentano in qualche frangente il prog, ma sempre legate al metal estremo in modo intelligente e mantenendo sempre elevata l’attenzione dell’ascoltatore.
Sarebbe un vero peccato lasciarselo sfuggire.
Tracklist:
1. Me = Android
2. Desecrated Sick Reality
3. Shining Black Mirror
4. In a Rarefied Morning Sun
5. Blank
6. Toxic Sleep
7. The Abyss
8. Day of Zero
9. The Isle of the Dead
Line-up:
Rise – Bass
Dan – Drums
Reitia – Vocals, Guitars
Klaudia – Vocals, Guitars
Una risposta
Bella recensione. Hai toccato davvero i punti essenziali di questo album.