Il concerto inizia puntuale, alle 22:00 si parte con La Stanza Di Greta, band del posto, un cantautorato italico con riferimenti a Guccini e De Andrè; cambio palco e sale il duo Bettie Blue, batteria e chitarra, che propone una sorta di alternative/hardrock: mi fermo a capire dove vogliano andare a parare e, ovviamente, non capisco.
Dopo pausa sigaretta e whisky in mano mi posiziono davanti al palco, da buon nerd; il pubblico attende con ansia l’inizio dei Cave, forse anche perché, essendo un mercoledì, c’è ancora qualcuno che ha un lavoro. Si parte subito con dei suoni della madonna, una sorta di Dr. John più inacidito e kraut. Si va avanti con questa potenza soul kraut, ma si sente che l’aria sta cambiando, sta mutando in un asfalto stellare, questa torbida atmosfera si trasforma in un cacofonico e pazzesco drone, e tutto si evolve come se fosse quasi un altro concerto.
L’aggiunta dei fiati rende il tutto più orientaleggiante, ma senza cedere al pop. Non capisco perché tutti si ostinino a definirli kraut rock, dal vivo i Cave tirano fuori delle sonorità nascoste (ma neanche troppo) degna dei Can o dei Faust, con una disinvoltura sempre meno comune, anche se sembrano dei timidoni al loro primo concerto.
Finito lo show, il bis non si fa aspettare: tutti a bocca aperta ci ritiriamo fuori dal Magazzino Sul Po che, con la sua iniziativa “fino a mezzanotte”, spero riesca a far stanare un po’ più presto gli amanti dei live dalle proprie case, perché si sa , in Italia i concerti iniziano troppo tardi e la colpa è tutta del pubblico con il culo pesante!
No Comments