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Recensione : Obake – Mutations

Un ottimo ritorno che farà felicissimi gli amanti dei suoni pesanti

Ad ormai tre anni di distanza dal debutto omonimo, gli Obake di Lorenzo Esposito Fornasari, Colin Edwin (al posto di Massimo Pupillo), Balasz Pandi ed Eraldo Bernocchi ritornano con la violenza tellurica di Mutations. Il disco, composto da otto pezzi e pubblicato da Rare Noise Records, sprofonda in un magma infernale fatto di sludge, metal e progressive.

Il torrido accogliere di Seven Rotten Globes, tra fitti colpi di batteria, distorsioni imperanti e cantato ruvidissimo, introduce il cadenzato incedere, squarciato dalla voce allucinata (e, in parte, manipolata), di Seth Light.
Le pesanti atmosfere delineate da Transfiguration, ricordando in maniera chiara i Tool, si scarnificano fino a tendersi ed assottigliarsi nel finale, mentre il tormentato stritolare di Thanatos, cede spazio alle impreviste aperture melodiche della ben più ariosa Second Death Of Foreg e al post rock etereo della leggera e purissima Burnt Down.
M, infine, gettandoci nuovamente nel più caldo degli inferni, inganna con improvvisi momenti di quiete, lasciando che a chiudere sia il più ragionato e pensieroso procedere della sinuosa e granitica Infinite Chain.

Con questo Mutations, gli Obake si confermano come una delle band da tenere più sott’occhio per quanto riguarda l’ambito delle sonorità pe(n)santi. Gli otto brani presentati, infatti, rielaborando quanto di meglio sia stato fatto in ambito sludge/prog negli ultimi anni (tenendo al centro del discorso il sound dei Tool), travolgono con la loro enorme forza d’impatto e la loro tendenza a non mettere mai completamente in secondo piano la componente melodica. Un ottimo ritorno che farà felicissimi gli amanti dei suoni pesanti.

Tracklist:
01. Seven Rotten Globes
02. Seth Light
03. Transfiguration
04. Thanatos
05. Second Death Of Foreg
06. Burnt Down
07. M
08. Infinite Chain

Line-up:
Eraldo Bernocchi
Lorenzo Esposito Fornasari
Colin Edwin
Balasz Pandi

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