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Recensione : Dantalion – Where Fear Is Born

Quello che forse hanno perso a livello di peculiarità del sound, i Dantalion lo hanno guadagnato in immediatezza senza per questo smarrire quel gusto per composizioni dai tratti oscuri e malinconici che li contraddistingueva anche nella loro precedente incarnazione.

Gli spagnoli Dantalion sono attivi già da diversi anni, nel corso dei quali sono passati dalle sonorità di stampo black degli esordi, stemperate con il tempo in umori più melodici e dalle sfumature depressive per approdare infine all’attuale forma di gothic-death doom.

La trasformazione riuscita in maniera sicuramente efficace, a giudicare dalla resa di questo ultimo album Where Fear Is Born, che presenta una serie di brani piuttosto efficaci per quanto del tutto in linea con le tendenze del genere. La band di Vigo mette sul piatto tutta la propria esperienza ner disegnare passaggi struggenti, per lo più affidati ad un lavoro chitarristico che non lesina anche assoli prolungati.
Brani medio lunghi si susseguono senza particolari momenti di stanca, mostrando al contrario più di un episodio di splendida fattura tra i quali, su tutti, spicca The Tree of the Shadows.
Il rimpasto di line-up che vede quali superstiti della formazione originaria i soli Villa e Brais, si è rivelato funzionale al nuovo corso intrapreso dai Dantalion: l’attuale vocalist Diego è pressoché antitetico al predecessore Sanguinist, dall’urlo di matrice depressive, esibendo un ottimo growl, mentre appare meno convincente nelle parti pulite e, nel contempo, gli altri due nuovi arrivi svolgono senza sbavature il loro compito.
Il risultato finale è un lavoro senz’altro bello, ovviamente dalla ridotta componente innovativa, con il quale i galiziani si vanno a collocare sulla scia degli Helevorn e delle altre band che stanno portando la scena doom spagnola ad emergere in maniera prepotente negli ultimi anni.
Quello che forse hanno perso a livello di peculiarità del sound, i Dantalion lo hanno guadagnato in immediatezza senza per questo smarrire quel gusto per composizioni dai tratti oscuri e malinconici che li contraddistingueva anche nella loro precedente incarnazione.
Nonostante l’oggettiva bontà di questo lavoro, finisco ugualmente per rimpiangere la band capace di proporre quell’intrigante mix di DSBM e gothic-doom che tanto mi aveva affascinato in “Return to Deep Lethargy”.
Va da sé che bisogna prendere atto del fatto che i Dantalion di oggi sono fondamentalmente un’altra band, né migliore né peggiore, semplicemente diversa.

Tracklist:
1. Revenge in the Cold Night
2. Raven’s Dawn
3. Lost in a Old Memory
4. The Tree of the Shadows
5. Nightmare….
6. Listening to the Suffering of the Wind
7. Black Blood, Red Sky

Line-up:
Villa – Drums
Brais – Guitars
David – Bass
Andrés – Guitars
Diego – Vocals

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