Dalle fredde lande del Nord Europa, scendono ancora una volta, per portare un po’ di sano massacro death/thrash, i norvegesi Dienamic, freschi di firma con la WormHoleDeath, etichetta che negli ultimi anni si è costruita un roster davvero notevole.
L’esordio della band scandinava risale all’ep omonimo del 2010 seguito nel 2012 dal primo full length “Surfing The Apocalypse”, che li porta in un tour nel sol levante insieme ai Deathrage, prima della firma con l’etichetta nostrana e la composizione di questo ottimo e devastante Afterlife; un album di thrash moderno, agguerrito e maledettamente diretto, una battaglia a colpi di riffoni ultraheavy, pesanti come macigni, che lasciano fuori dalla porta gli elementi core (un’abitudine radicata nelle band del genere, attualmente) per caricare i fucili a bossoli contenenti polvere di thrash metal e death scandinavo dall’effetto letale.
Uno tsunami di riff e ritmiche potenti, e a tratti panterizzate, uniti a solos esplosivi, veloci e melodici, su cui il vocalist Gustav Henry Lindquist risulta debordante, fanno di Afterlife uno dei migliori album di genere sentiti negli ultimi tempi; senza sbagliare nulla la band di Tromsø in meno di quaranta minuti fa esondare il suo songwriting, inanellando dieci brani superbi che prendono il meglio dei primi Soilwork e Darkane, ed irrobustendolo (semmai ce ne fosse bisogno) con soluzioni thrash per un risultato devastante sotto ogni punto di vista.
I Dienamic, con il loro tasso tecnico elevato (Kenneth Iversen Muotkajaervi al basso e Sebastian Jacobsson alle pelli sono protagonisti di una prova da standing ovation), sfornano una serie di brani furiosi, squarciati dal chitarrismo tagliente dell’ottimo Stein-Odin Johannessen, ora urlante con la sua sei corde, ora protagonista di solos melodico/drammatici dal forte impatto, come nella conclusiva The End, epilogo tragico ed evocativo che vede sugli scudi chitarrista e cantante per un brano degno degli ultimi minuti prima dell’apocalisse.
Album da ascoltare tutto d’un fiato, Afterlife ha nella sua fase centrale i due brani top: la trascinante e spaccaossa Dance With The Devil (thrash alla Testament che farà serissimi danni in sede live) e la più ragionata, nonché sostenuta dal riff più riuscito di tutto il lavoro, You Still Walk.
Ottimo album e grande acquisto in casa dell’etichetta nostrana, che continua a non sbagliare un colpo.
Tracklist:
1. The Reaping
2. Innocent Gun
3. Revolution for Nothing
4. Where God Feeds
5. Dance With the Devil
6. You Still Walk
7. Generation Reboot
8. Overthrown
9. Afterlife
10. The End
Line-up:
Gustav Harry Lindquist – Vocals
Stein-Odin Johannessen – Guitar
Kenneth Iversen Muotkajærvi – Bass
Sebastian Jacobsson – Drums