I milanesi The Red Roosters, formazione a cinque attiva dal 2010 ma con ancora nessuna uscita discografica alle spalle, debuttano, sotto la direzione di Mauro Pagani, con i quattro brani di No Disgrace, ep autoprodotto dalle chiare sonorità indie rock/rock’n’roll.
L’iniziale Classic Sunday, tra voce leggermente tirata, chitarre vivaci e melodie accattivanti, conquista con la sua calda spontaneità, lasciando che a seguire sia l’altrettanto frizzante No Disgrace (chitarre e leggeri cori in primo piano).
La più calma e lenta Hold My Head, invece, giocando su sonorità più delicate e dilatate, mostra il lato più morbido della band, prima di cedere spazio alla fresca e spigliata Opera 3.
I quattro brani presentati, piuttosto omogenei nel suono, ma ben concepiti e abbastanza accattivanti, convincono nel giro di pochi ascolti. Non resta che vedere che cosa combineranno sulla lunga distanza.
Tracklist:
01. Classic Sunday
02. No Disgrace
03. Hold My Head
04. Opera 3
3 risposte
Peccato, leggere recensioni di questo tipo fa male alla musica. Ho conosciuto i The Red Roosters in apertura ai The Vibrators al Magnolia all’inizio dell’anno. Li ho seguiti sulla loro pagina Facebook, cosa che probabilmente l’irreprensibile Francesco Cerisola non ha fatto, perché altrimenti si sarebbe reso conto che sono già usciti con la pubblicazione di un 45 giri e che l’EP “No Disgrace” è PRODOTTO DAL MAESTRO MAURO PAGANI (PFM EH, NON MARTA SUI TUBI). Non mi riferisco alla fredda valutazione che è stata loro data, perché non mi compete. Ecco, però definire recensione uno sterile elenco della tracklist mi sembra esagerato.
Ciao Pietro, intanto ti ringraziamo per l’attenzione che ci hai dedicato nonostante le critiche che, spesso, sono più gradite delle lodi proprio perchè ci spingono a migliorarci.
Mi pare però piuttosto ingeneroso affermare che questo tipo di recensione faccia male alla musica; peraltro non capisco quale sia l’aspetto che più ti abbia dato fastidio, se l’aver omesso di citare il 45 giri, se il mancato panegirico a Mauro Pagani oppure la sinteticità del testo.
Nel primo caso c’è evidentemente una dimenticanza ma tieni conto che per quanto riguarda le informazioni relative alle band noi attingiamo a quanto ci comunicano le stesse o i relativi uffici stampa e immagino che così abbia fatto Francesco.
Nel secondo caso penso fosse superfluo ricordare a tutti chi sia Mauro Pagani, proprio per l’importanza indiscutibile di questo musicista.
Infine, se raccontare con poche ma precise parole il contenuto di ogni brano è “uno sterile elenco della tracklist” rispetto la tua opinione ma non sono d’accordo.
Ognuno di noi ha il proprio stile di scrittura e comunque che io sappia non esistono regole che indichino un numero minimo di righe da dedicare ad un disco, a meno che per recensione tu non intenda quei simpatici copia-incolla dei comunicati stampa nei quali spesso ci si imbatte in altri siti.
Ripeto, rispettiamo le opinioni, ma di tutto ci si può accusare fuorchè di fare del male alla musica: se l’impostazione della webzine o lo stile delle recensioni non sono di tuo gradimento è più che lecito, ma quelli che fanno del male all’ambiente musicale stanno altrove e magari sono pure pagati per farlo senza neppure sforzarsi di ascoltare per davvero i dischi …
Stefano
Ciao, sono Francesco Cerisola. Mi spiace che tu te la sia presa così tanto per la recensione. Il disco è carino, ma non è niente di clamoroso. Per me, i pezzi sono troppo omogenei fra loro e mancano di personalità.
Sul mio modo di scrivere, sei liberissimo di criticare, per me non c’è nessun problema. Non sono Lester Bangs e non ho nessuna voglia di provare a diventarlo. 🙂
Del 45 giri sul loro comunicato stampa non se ne parla. Si parla semplicemente di “un singolo”, che per me può banalissimamente essere un pezzo in mp3 caricato su internet (e che non considero sicuramente una uscita discografica).
Per quanto riguarda Mauro Pagani, a me non importa nulla di chi sia il produttore, a me interessa che il disco sia più o meno bello. Questo è bello, ma non eccezionale. Come già detto, secondo me c’è ancora da mettere a posto un paio di cose. Prima fra tutte far si che dai pezzi venga fuori la personalità della band.
Ah, è ovvio che non segua assiduamente la loro pagina Facebook, non sono un loro fan