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Recensione : Skeleton Birth – War Diary

"War Diary" è un album che vale la pena ascoltare, soprattutto se siete amanti del thrash metal senza compromessi.

Uscito a dicembre dello scorso anno, quindi ancora sufficientemente fresco per essere presentato ai lettori, War Diary è il debutto degli Skeleton Birth, band proveniente da Boden, Svezia.

Concept tratto dal diario di un veterano della missione in Afghanistan, perciò incentrato sulla brutalità della guerra, l’album è un ottimo esempio di thrash old school di matrice statunitense, molto piacevole e consigliato agli amanti di primi Megadeth, Metallica e Exodus.
Molto oscuro e pesante, il thrash suonato dai nostri ha poco a che fare con le band estreme moderne, le ritmiche ed i solos rimangono ancorati alla scuola americana e solo a tratti il sound allunga lo sguardo su soluzioni più attuali, che non vanno ad inficiare minimamente l’atmosfera old school di un lavoro
che vive su ottime cavalcate ed anthem classici del genere proposto; la gloria musicale è appannaggio delle due asce, protagoniste di assoli graffianti e oscuri, accompagnate da un buon lavoro ritmico e da vocals robuste ma dal timbro clean, come da copione.
War Diary scivola via che è un piacere, i dettami del genere, qui interpretati con ottimo piglio, ci sono tutti, così da farne un ascolto obbligato per i thrashers incalliti: infatti, tra i brani proposti, almeno la metà riescono a far saltare sulla sedia l’ascoltatore, tra velocità ed una tensione che rimane alta dall’inizio alla fine.
Il trio iniziale Chains, Democracy By Firepower e Human Sacrifice danno modo alla band di partire alla grande: canzoni dal minutaggio medio corto, sono tre mazzate alla Exodus/Testament, aggressive e devastanti per un assalto sonoro ottimamente congeniato dalla band svedese.
Da Retribution in poi le tracce si dilatano, così parti cadenzate e solos metallici si alternano alle sfuriate thrash del combo di Boden, che non cede in aggressività ma elabora di più il proprio songwriting, regalando tra le altre, due ottime canzoni come Troops In Contact e War Will Always Prevail.
A livello tecnico la band è decisamente sul pezzo, con le due chitarre a fare la parte del leone (Ulf Johansson e Morgan Frööjd, protagonista anche dietro al microfono con una prova convincente) ed una sezione ritmica dall’impatto assicurato composta da Jan Lindberg al basso e Erik Forsgren alle pelli.
In conclusione, War Diary è un album che vale la pena ascoltare, soprattutto se siete amanti del thrash metal senza compromessi.

Tracklist:
1. Chains
2. Human Sacrifice
3. Seven Years and Married
4. The Voyage of Elysium
5. Troops in Contact
6. Wounds Never Heal
7. Retribution
8. Democracy by Firepower
9. War Will Always Prevail

Line-up:
Jan Lindberg – Bass
Erik Forsgren – Drums
Ulf Johansson – Guitars
Morgan Frööjd – Guitars, Vocals

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