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Recensione : Finister – Suburbs Of Mind

i Finister, diciamolo con forza e senza tema di smentita, sono già oggi una grandissima band, e se sono molto giovani e solo al primo album, meglio per loro (e di riflesso anche per noi …).

Giungono all’album d’esordio con Suburbs Of Mind i giovanissimi toscani Finister, nati nel 2012 e con all’attivo, in precedenza, un Ep pubblicato nel 2012, “Nothing Is Real” .

Queste sono le note introduttive che il mitico Frengo, improbabile cronista sportiva foggiano creato dal genio di Antonio Albanese, avrebbe definito “la fredda cronaca”.
Già, perché qui, in realtà, ci si trova al cospetto della manifestazione di un talento capace fin d’ora di creare uno tsunami nelle gerarchie del rock mostrano.
A chi pensa che stia esagerando con tali affermazioni consiglio di ascoltare con attenzione e più volte, tanto per cominciare, solo i primi due brani, sufficienti ad impressionare chiunque per esibizione di forza, classe e personalità.
È francamente difficile riscontrare in una band agli esordì, e per di più dall’età media così bassa, una tale competenza nell’assimilare molteplici influenze per poi restituirle in una forma compiuta che può ricordare un po’ tutti e, quindi, nessuno.
Un crocevia nel quale si incontrano, sfiorandosi senza scontrarsi, i migliori Muse, il progressive più colto con qualche propensione crimsoniana ed una componente psichedelica che arriva a proposito per drogare, umanizzandolo, un sound che altrimenti rischierebbe talvolta di apparire artefatto prorio in virtù della sua perfezione.
The Morning Star apre l’album con un titolo che in qualche modo è profetico: il brano, infatti, brilla per varietà compositiva, aperto dal sax che conduce le danze assieme al timbro vocale sempre convincente ed espressivo di Elia Rinaldi, dal perfetto accompagnamento delle tastiere e dal crescendo chitarristico piazzato in chiusura dallo stesso cantante.
A ruota segue quella bomba intitolata Bite The Snake, scelta come singolo (con relativo video abbinato): un ritmo orecchiabile ed apparentemente “facile” va ad intersecarsi con pulsioni psico/progressive che trovano la loro sublimazione nel micidiale break tastieristico, ad opera di Orlando Cialli, piazzato a metà brano, ma qui anche la base ritmica composta da Leonardo Brambilla e Lorenzo Burgio si erge ad indiscussa protagonista.
Questo per quanto concerne le prime due canzoni che avevo indicato quali ipotetici emblemi delle capacità dei ragazzi fiorentini, ma non si può fare a meno di parlare neppure di My Howl, traccia che nasce come delicata ballad per poi sfociare in un delirio lisergico degno di gentaglia come Ozric Tentacles o Monster Magnet; o, ancora, di The Way, dove Elia, che nel brano si pone quale ideale punto d’incontro tra Matthew Bellamy e Jeff Buckley, guida mirabilmente una melodia destinata ad irrobustirsi sulla falsariga dell’ultimo vero capolavoro dei King Crimson, “Red”, grazie al sax che Orlando fa correre sulle tracce del Mel Collins che fu.
Ho citato quattro dei dieci brani che compongono l’album non perché gli altri siano inferiori, ma semplicemente in quanto, attraverso la descrizione di questi, ci si può fare un idea, seppur sempre vaga rispetto all’ascolto diretto, del valore dei contenuti riversati dai nostri su questo loro esordio su lunga distanza.
Come ama sovente dire un mio collega di webzine, Suburbs Of Mind è l’Epifania di una supernova che solo l’ottusa pervicacia di chi dà credito, solo e sempre, ai soliti noti potrebbe impedire di far brillare in tutta la sua luminosa bellezza.
I Finister sono, sinteticamente, il buon motivo per ascoltare mensilmente miriadi di promo e mp3 con la speranza di scovare tra questi il lavoro capace di cambiare lo status quo e non rendere vano, semmai qualcuno l’abbia mai pensato, continuare a produrre od ascoltare nuova musica.
Almeno questi talenti cerchiamo di non farli appassire, senza mortificarne l’operato in nome di quella diffidenza mista a prudenza che porta molti a non sbilanciarsi in maniera decisa: i Finister, diciamolo con forza e senza tema di smentita, sono già oggi una grandissima band, e se sono molto giovani e solo al primo album, meglio per loro (e di riflesso anche per noi …).

Tracklist:
1. The Morning Star
2. Bite the Snake
3. The Way (I Used To Know)
4. A Decadent Story
5. My Howl
6. Levity
7. Oceans of Thrills
8. The Key
9. Here the Sun
10. Everything Goes Back

Line-up:
Elia Rinaldi – Chitarra & Voce
Orlando Cialli – Tastiere & Sax & Cori
Leonardo Brambilla – Basso & Cori
Lorenzo Burgio – Batteria & Cori

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