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Recensione : Dryom – 2

Un buon disco consigliato agli estimatori della scuola funeral russa.

Secondo album per questo progetto funeral doom russo denominato Dryom (Дрём), piuttosto misterioso come spesso accade per le proposte musicali provenienti da quelle lande.

Questo 2 è, invero, una versione molto ortodossa quanto ben eseguita del genere: un growl gorgogliante sovrasta un tessuto musicale dai tratti piuttosto atmosferici tanto che i territori calcati qui appaiono vicini a quegli degli Ea, pur con una minore varietà per quanto riguarda l’uso della chitarra solista ed una presenza meno massiccia delle tastiere.
Il probabile unico musicista dietro al progetto conosce alla perfezione la materia e regala a chi ama il genere un’ora di funeral che non delude, avvolgendo con i suoi ritmi pachidermici che sorreggono una afflato melodico comunque sempre ben presente.
Le quattro lunghe tracce appaiono piuttosto uniformi, aspetto che va inteso più come una caratteristica peculiare di questo stile musicale piuttosto che un difetto, per cui è difficile scegliere un brano oppure un altro, anche se la conclusiva She (i titoli dei brani e lo stesso nome della band sono stati traslitterati dal cirillico all’inglese per agevolarne la lettura) mostra qualcosa in più quanto a dolente drammaticità.
Un buon disco consigliato agli estimatori della scuola funeral russa.

Tracklist:
1. Dead City
2. Drawing
3. Blizzard
4. She

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