Gli svedesi Hypothermia sono un nome attivo nella scena metal scandinava da oltre un decennio, avendo all’attivo una discografia piuttosto ricca, all’interno della quale questo ultimo Svartkonst si va a collocare come il quinto full-length.
Nata sotto l’impulso del musicista di Göteborg Kim Carlsson (vocalist dei più noti Lifelover), la band è passata dal black metal degli esordì ad una forma di depressive post rock strumentale che tiene perfettamente fede al monicker.
La musica degli Hypothermia, infatti, non emana il minimo senso di calore, trasportando l’ascoltatore per quasi quaranta minuti lungo un viaggio costruito su sonorità uniformi, facendo sì che la suddivisione in cinque brani sia un puro artificio.
Il sound si dipana placido, condotto da una chitarra che produce accordi in grado di trasmettere un discreto senso di alienazione.
Per esemplificare, si potrebbe descrivere il contenuto di Svartkonst come un ipotetico disco strumentale suonato dai primi Cure, senza però che le tracce si evolvano nel loro consueto sviluppo melodico e lirico.
Se l’effetto straniante è garantito, lo stesso non si può dire per quanto riguarda il livello di efficacia: infatti l’ascolto dell’album appare davvero troppo ostico: di per sé l’idea che sta alla base non è affatto disprezzabile, ma la freddezza dei contenuti è invero eccessiva e il senso di gelo ottundente che Carlsson vuole evocare finisce per ritorcerglisi contro.
Più deprimente negli effetti degli stessi dischi DSBM, a Svarkonst manca sostanzialmente qualche spunto in grado di agganciare l’attenzione dell’ascoltatore, anche se il lavoro potrebbe trovare comunque qualche estimatore tra gli appassionati del post rock strumentale dall’indole più crepuscolare.
Tracklist:
1. Invokation
2. Svartkonst
3. Efterglöd
4. Regnvals
5. Vy
Line-up:
Kim Carlsson – Vocals, Guitars
Richard Abrams – Drums
Hans Cools – Guitars
https://www.youtube.com/watch?v=hDkr1ablUUo