Se vi ricordate, ci eravamo lasciati con la presentazione del tour dei Gories e le tre date in Italia ed è proprio da li che riprendiamo, in particolare dalla data allo Spectre di Bucine (AR) del 30 maggio. Sinceramente pensavo di non riuscire a vedermeli nemmeno in questo tour e, invece, ho l’onore di presenziare addirittura come addetto stampa IYE e ora vi racconto il tutto.
Arriviamo a Bucine nel primo pomeriggio e dopo una rilassante nuotata in piscina e un’ottima cena in compagnia ci dirigiamo alla ricerca dello Spectre e vi assicuro che trovarlo non è cosa facile, ma essere lì, perso nel nulla, fa crescere sempre più l’idea di stare per assistere a qualcosa di unico e il tutto assume un’aria da secret show per pochi eletti.
Troviamo il locale e all’ingresso incontro Araldo e Andrea, due degli organizzatori della serata, che subito mi informano sul fatto che la band ha fatto il check ed è disponibile anche per un’intervista, wow! Entriamo e iniziamo a berci una birra dando un’occhiata al posto e al palco, allestito all’aperto in una suggestiva cornice, e allo stand dei vinili di Murder City Mayhem di Marco, dove incontriamo e salutiamo a Mick Collins e Dan Kroha che fanno acquisti … che bello vedere che la malattia vinilica contagia tutti! Aspettiamo l’inizio del concerto e ne approfittiamo per salutare vecchi e nuovi amici, tra cui Mass e Igor dei Female Troubles e Fabio Ghiribelli, il liutaio che dà vita alle mitiche chitarre Billy Boy.
Ad un tratto fuochi d’artificio … è il compleanno di Danny che festeggia ben 50 anni di puro rock’n’roll, viene raggiunto sul palco da Mick e Peggy e inizia il concerto: Hey, Hey We’re the Gories è ovviamente il primo brano in scaletta e subito iniziamo a saltellare.
A seguire, perdonatemi se non rispetto l’esatto ordine della scaletta, una ruvida Goin’ To The River, splendida cover r&b di Bill & Will (1963), calata perfettamente nell’atmosfera rurale che ci circonda. La gente continua ad arrivare e man mano riempie il prato dello Spectre mentre Mick intona View from here, quasi a volerci invitare a guardare con i suoi occhi, dall’alto della sua imponente stazza. Dall’album I know you fine, but how you doin si passa poi ad Outta Here con Sovereignty flight. La strumentazione è sempre minimale, due stratocaster (una Squier per Mick, che a terra ha un DOD e un Boss, e una Fender per Dan) e una sessione ritmica costituita da un timpano e un tom e alle volte una maracas di accompagnamento per Peggy, ma tanto basta per rievocare i fantasmi di Ghostrider.
Via via scorrono veloci I think I’ve had it, Telepathic, My baby says uh e Sister Ann, il pubblico è esaltato e continua a saltellare e cantare tutti i brani. I toni delle chitarre sono molto cupi e man mano si sprofonda nell’acido di Feral e nell’ipnotica Boogie Chillin (John Lee Hooker, 1948).
I’m going out, Gonna get my girl, Gonna go to the store, Buy some Thunderbird … Thunderbird ESQ, I love her more than I love you … la cantano tutti, da brivido!
Il concerto continua con To find Out, Queenie, Early in the Morning, Charm bag e tra un bis e l’altro eccola: There But for the Grace of God (stravolta cover disco hit dei Machine, 1979) uno dei pezzi che aspettavo, poi pare il concerto sia finito, impensabile un terzo bis … un po’ rammaricato penso che mancano almeno altri due pezzi che vorrei ascoltare e ad un tratto, incitati dal pubblico che li reclama, ecco il terzo bis con I Got Eyes for You e Nitroglycerine (primo singolo della band uscito per la New Rose Records, 1990) e ora si, sono strafelice, ma devo ancora riuscire ad intervistarli!
Così, dopo una scherzosa intervista a mr Billy Boy, che non possiamo pubblicare perché troppo oltraggiosa (si è arrivati a parlare perfino di fava prensile … e non aggiungo altro) ecco che intercettiamo Dan e con un po’ di fatica il mio interprete, Luigi Sabino (from The Valium), sequestra letteralmente Mick Collins e parte l’intervista filmata da Ad Up Comunicazione (Angelica Elisa Moranelli) anche grazie al preziosio aiuto di Gisella De Maio e Fabrizio Grimaldi.
IYE Ormai in Italia siete di casa, sia come Gories che con i vostri side project, come vi sembra il pubblico del “bel paese”? Che idea vi siete fatti della scena musicale Italiana?
MICK: E’ molto gratificante, anche per la quantità di show fatti in Italia. Sostanzialmente vengo per fare i miei concerti e sono interessato solo alle band garage, anche se non conosco molto della scena italiana, ma sono sicuro ci siano persone e band interessanti.
DAN: Questa sera siamo stati ad un disco party qui vicino, a circa un km, suonava una live band con repertorio disco 70 davvero interessante.
IYE In effetti soprattutto tu Mick sei sempre stato interessato alla disco music e addirittura alla techno, oltre che al garage, giusto?
M. Certo, perché di base ho sempre ascoltato black music, funk, soul e quindi anche la tekno, per me è una cosa naturale.
IYE Da qui vediamo Detroit come il santuario del Garage e del Rock’n’roll lo-fi, è reale come idea o è solo un nostro mito?
M. Si, hai ragione Detroit è il santuario della musica rock … se vuoi suonare blues vai a Chicago, se vuoi il jazz vai a New Orleans, se vuoi il country vai a Nashville, ma se vuoi suonare rock’n’roll esiste una sola città al mondo dove puoi farlo ed è Detroit!
D. Mah … d’altra parte Detroit ha anche un’eredità molto importante dovuta a tutti gli immigrati provenienti dal sud per lavorare nell’industria automobilistica, gente che ha portato in città il blues, il soul, l’R&B, il Rockabilly. In realtà sono state anche tutte queste influenze musicali concentrate e in seguito sviluppatesi a rendere la città rock!
IYE Vi è stato sempre chiesto perché vi siete sciolti … a me interessa di più chiedervi come vi sentite ora e che ne pensate dei Gories oggi?
M. E’ divertente, lo è molto di più oggi di quanto lo sia mai stato.
D. (annuisce) Se non fosse stato divertente non saremmo qui, non l’avremmo fatto.
IYE Quindi sentivate proprio la necessità di tornare a suonare insieme, ripartendo dall’origine di tutti i vostri progetti?
M. e D. Si è stata una necessità, sentivamo il bisogno di rinforzare la nostra amicizia, per cui ci siamo ritrovati per suonare insieme (Mick inizia a ballare).
IYE Veniamo ad una domanda tecnica, avete sempre registrato in analogico e in presa diretta?
M. Beh, la registrazione digitale non esisteva quando abbiamo iniziato a suonare, per cui lo abbiamo sempre fatto in analogico. Non faccio differenze, lo abbiamo sempre fatto così, ma non ho nulla contro il digitale.
D. Il suono è nella tua testa, non negli strumenti che usi per registrare.
IYE Quanto dei Gories c’è nei vostri side project, in particolare nei Dirtbombs e in Danny and the Darleans?
D. Beh sono le nostre radici, per cui in tutti i nostri progetti ci sarà sempre qualcosa dei Gories.
M. Ho messo insieme i Dirtbombs per fare qualcosa che fosse l’esatto opposto dei Gories.
IYE So che il vostro sound è stato molto influenzato dalle compilation “Back From the Grave”, è ancora così o oggi avete altri riferimenti?
M. No oggi no, non abbiamo nessun riferimento, per i Gories le influenze sono rimaste le stesse del passato.
D. Si, siamo stati influenzati da quelle compilation, dai brani blues al primo soul e dai pezzi dei primi anni 60, ma oggi no, non c’è nessuno che influenzi la nostra musica.
IYE E’ da pochissimo uscito il vostro nuovo 7″ per la TMR, Possiamo sperare che Il tour sia solo il preludio per un prossimo LP?
M. Ah, ah, ah, no mi spiace.
D. No, non è nei nostri progetti
IYE Quindi è il vostro ultimo tour?
D. No, la verità è che il pubblico vuole ascoltare le nostre vecchie canzoni e continueremo a farlo.
Nel mentre si unisce anche Peggy, l’ora è tarda, e ci congediamo chiedendo un saluto per tutti I lettori di IYE e Ad Up Comunicazione, in attesa del report e dell’intervista video e loro ci accontentano così:
Yeah, I’m Mick Collins, i’m Dan Krhoa, i’m Peggy O’Neill, we are The Gories and say Hey! To all our friends and all IYE friends and Ad Up Comunication.
Mick Collins – Voce e chitarra
Dan Kroha – Voce e chitarra
Peggy O’Neill – Batteria
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