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Recensione : Xenofanes – Pissing In The Holy Grail

Pissing in the Holy Grail è un album che può trovare spazio e adepti tra gli amanti del genere, anche se, per un ascoltatore occasionale, la mancanza di una maggiore fruibilità lo rende di difficile assimilazione.

Tramite Iron Shield, ennesima costola della tedesca Pure Steel, debuttano gli svedesi Xenofanes, dopo ben vent’anni dalla nascita ed una discografia che in tutti questi anni ha raccolto un solo split ed una manciata di demo.

Death thrash cattivo ed ignorante è quello che ci propone la band di Strängnäs, tra elementi riconducibili al thrash old school e spunti death chiaramente di derivazione scandinava.
Un assalto sonoro dalla durata notevole (quasi un’ora), forse troppo per il genere proposto, portato senza soluzione di continuità, con passaggi notevoli ma anche poca varietà di schemi, il che porta l’ascoltatore a faticare per arrivare in fondo.
Fin dall’opener Soulthirst, infatti, si viaggia perennemente con il gas a manetta: soluzioni death oriented si scontrano con ritmiche thrash tradizionali, con qualche coro bello tosto che scalda gli animi e l’assalto che continua imperterrito per tutta la durata dell’album.
Travolti da questa ondata si continua vorticosamente ad essere investiti da furia e violenza racchiusa in Spitfire Inferno, Next Stop Purgatory, la devastante Ancient Predator, dalle reminiscenze entombediane dell’era “Wolverine Blues” nonché brano che si aggiudica la palma di migliore del lotto, e la velocissima e terremotante Speed Dating Antichrist, impreziosita da una prova gagliarda della travolgente sezione ritmica, seguita dalla lunghissima title track (oltre dieci minuti), in cui la band dà prova delle proprie capacità tecniche con uno strumentale immerso in pieno death metal scandinavo
Pissing in the Holy Grail è un album che, in conclusione, può trovare spazio e adepti tra gli amanti del genere, del resto la prova della band svedese, dall’alto della ventennale esperienza dei musicisti coinvolti, è tutt’altro che priva di ottimi spunti, anche se, per un ascoltatore occasionale, la mancanza di una maggiore fruibilità rende questo monolite estremo di difficile assimilazione.

Tracklist:
1. Soulthirst
2. Vermin of the Earth
3. Spitfire Inferno
4. Mentally Damaged
5. Next Stop Purgatory
6. Ancient Predator
7. Eruption of Hate
8. Speed Dating Antichrist
9. Pissing in the Holy Grail

Line-up:
Jocke Hasth – Guitars
Klabbe Alaphia – Guitars & Vocals
Chrille Lundin – Bass
Mange Edqvist – Drums

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