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Recensione : Dream Circus – China White

L'unico neo di questo lavoro è che dura solo ventidue minuti ...

L’unico neo di questo lavoro è che dura solo ventidue minuti ma, fortunatamente, non si autodistrugge all’ascolto come i messaggi degli agenti segreti e basta schiacciare il tasto play per tornare a godere del rock alternativo dei portoghesi Dream Circus.

Il gruppo di Fazendas de Almeirim sforna il terzo lavoro sotto l’ala della Ethereal Sound Works e la supervisione (masterizzazione, mix e registrazione) di Pedro Mendes, guru del metal/rock lusitano, agli Ultrasound Studios di Braga.
La carriera dei Dream Circus inizia nel 2011 con l’esordio “Fear”, in formato mini cd, seguito l’anno dopo dal primo full length, “Land Of Make Believe”, che precede questo altro bellissimo lavoro.
Chine White è composto da sei brani di rock alternativo bello tosto, metallico il giusto per poterlo definire hard rock e devoto al sound di una delle più grandi band uscite dal calderone di Seattle nei primi anni ’90, gli Alice In Chains.
“Facelift” fece conoscere al mondo quella band e due dei musicisti più grandi della scena rock in senso assoluto: il compianto e grandissimo Layne Staley ed il suo alter ego alla sei corde, Jerry Cantrell.
Dalla band statunitense e da quell’album, i Dream Circus prendono il meglio, assicurandosi quelle atmosfere metal/rock che resero gli Alice In Chains un mondo a parte nella scena grunge dell’epoca, amati e rispettati anche dai metallari che mal digerivano il sound hard/punk di Nirvana e Screaming Trees o le sfumature settantiane di Soundgarden e Pearl Jam.
La band portoghese la sua maggiore influenza non la nasconde ma, anzi, ci costruisce con personalità il proprio sound, composto da ritmiche che sprizzano groove, duri riff metallici e voce che riscopre quel tono strascicato ma dal carisma straordinario che ha fatto storia.
In China White non c’è un brano sotto la media: certo, stiamo parlando di un ep, ma queste sei canzoni ammaliano fin dall’opener Burning Man, e i brividi si susseguono lungo tutta la tracklist che prosegue con Control, la notevole doppietta Peel e Save Yourself, con le chitarre hard rock di Ticking violentate da digressioni e cambi di ritmo perfetti, e la devastante Under Your Skin, unica concessione al verbo soundgardeniano.
Gran bel lavoro, ho cominciato a mettere le crocette sul calendario in attesa di un futuro lavoro sulla lunga distanza, mentre il dito preme per l’ennesima volta il tasto play.

Tracklist:
1.Burning Man
2.Control
3.Peel
4.Save Yourself
5.Ticking
6.Under Your Skin

Line-up:
James Powell – vocals
Fred Rosa – guitar
Pedro Lopes – guitar
Hugo Gaspar – bass
Gonçalo Silva – drums, vocals

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